heliotropia/12/filosa.pdf. Motivi anti-tirannide e repubblicani nel De mulieribus claris. Pridie, mulierum egregia, paululum ab inerti vulgo
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Heliotropia 12Œ13 (2015 Œ16) http://www.heliotropia.org http://www.heliotropia.org/ 12/filosa .pdf Motivi anti -tirannide e repubblicani nel De mulieribus claris Pridie, mulierum egregia, paululum ab inerti vulgo semotus et a ceteris fere solutus curis, in eximiam muliebris sexus laudem ac amicorum sola -tium, potius quam in magnum rei publice commodum, libellum scripsi. (De mul. Dedica 1) [Poco tempo addietro, Signora illustre, ho scritto un ™operetta Š l™ho scritta quando ero appartato da un po ™ di tempo dal volgo ignorante e quasi libero da ogni altra occupazione Š a singolar lode del sesso femminile e a con -forto degli amici, più, certo, ch e a gran vantaggio dello stato.] Il De mulieribus claris inizia con queste parole, collocate come incipit alla dedica ad Andreuola Accia iuoli Š la minore e la più colta tra le sorelle del Gran Siniscalco del Regnum , Niccolò Acciaiuoli. 1 Ad un™attenta lettura, tale breve paragrafo di apertura dice moltissimo sia sui tempi della composi -zione dell™opera, sia sulle sue finalità. fiPaululum ab inerti vulgo semotus et a ceteris fere solutus curis ,fl infatti, indicherebbe il periodo della prima stesura del testo, che cadrebbe quindi in corrispondenza dell™autoesilio di messer Giovanni, quando si trovava lon -tano dall™ fiinerti vulgo, fl ovvero il popolo ignor ante (di Firenze), e sciolto da ogni preoccupazione (cittadina). L™esilio volontario di Boccaccio, nell™avito paesino natale di Certaldo, è conseguente agli avvenimenti politici svoltisi nel capodanno tra il 1360 e il 1361, in occasione del rinnovamento de i priori. In tale frangente, era stato organizzato un fallimentare colpo di stato nella città di Firenze. Tra i protagonisti della congiura vi erano alcuni degli amici più intimi di Boccaccio: tra i dodici ritratti infamanti dipint i nel palazzo del 1 Andreola Acciaiuoli è definita da Francesco Sabatini come una ficolta e raffinata dama fiorentina fl (1975, 127). Il secondo marito Bartolomeo di Capua, conte d™Altavilla, è autore di una dozzina di sonetti, scritti in toscano e conservati nel codice Gaddiano 198 della Biblioteca Medicea Laurenziana . Andreola si preoccupa che la scrittura del marito in lin -gua toscana sia perfetta, perché Š secondo i suoi gusti letterari Š essi hanno ancora troppo de lla parlata parteno pea (Santini 1886). Per i rapporti di Andreola con il fratello Niccolò, si vedano le pagine scritte da Francesco Paolo Tocco, nella bella biografia dedi -cata al Gran Sini scalco (Tocco 2001, 283 Œ86).

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Heliotropia 12Œ13 (2015 Œ16) http://www.heliotropia.org http://www.heliotropia.org/ 12/filosa .pdf 166 podest à ad ignominia ed ingiuria del popolo, apparivano infatti quelli di Nic colò di Bartolo del Buono (dedicatario della Commedia delle ninfe fio -ren tine ), messer Pino de™ Rossi (a cui Boccaccio scrisse la famosa Consola -toria ), ed anche Andrea di Tello da Lisca e Luca di Feo Ugolini, che si tro -vavano in esilio con il Rossi e a cui di riflesso era indirizzata la stessa epi -stola. 2 La vicinanza dei congiurati a messer Giovanni lo resero inviso al go -verno fiorentino, così da sollecitare per prudenza un allo ntanamento dall™Arno. 3 In questo periodo di ritiro campestre, pertanto, si colloca tradi -zionalmente la prima stesura dell™opera in elogio delle donne, che andrebbe collocata du rante l™estate del 1361 (Ricci 1959; Zaccaria 1963). Nelle parole di apertura sono, inoltre, chiarite le finalità dell™opera: fiin eximiam muliebris sexus laudem ac amicorum solatium [–] libellum scripsi .fl Esplicitamente il De mulieribus claris , come già il titolo lascia ar -guire, è scritto in lode delle donne . Tuttavia, come la coo rdinativa fiacfl lascia presupporre, anche per il conforto degli amici. Queste due finalità sono, gra -zie alla coordinazione, sullo stesso piano. Pertanto, sia l™elogio del sesso mu -liebre, sia la consolazione degli amici di sesso maschile sono posti sullo stesso livello. Chi sarebbero, tuttavia, questi amici da consolare? Possiamo immaginare che essi fossero quelli che avevano preso pa rte alla congiura, congiura che aveva tra le sue finalità l’abolizione della legislazione antighi – bellina, e di conseguenza d elle pratiche esclusorie messe in atto dalla Parte Guelfa, che avevano generato un clima di paura per le proscrizioni in larghi strati della cittadinanza, mettendo in pericolo i valori repubblicani (Maz -zoni 2010). Esiste, inoltre, una terza finalità dell ™opera che, sino ad ora, sembr a es -sere sfuggita alla critica. È racchiusa nell™incidentale: fipotius quam in mag -num rei publice commodum .fl fiPotius quam fl introduce il secondo termine 2 Come dice Boccaccio in chiusura al la Consolatoria a Pino de™ Rossi : fiA Luca e Andrea, li quali intendo che costà sono, quella compassione porto che ad infortunio d™amico si dee portare, e se io avessi che offerire in mitigazione de™ loro mali, fare™ lo volentieri; nondi -meno, quando vi paia, quelli conforti che a voi dono, quelli medesimi e massimamente in quelle parti che loro appartengono, intendo che dati sieno. E senza più dire, priego Iddio che consoli voi e loro fl (651 ). Qui ed altrove userò per il cognome di Andrea di Tello la forma “da Lisca” e non “dell ‘Ischia”: la forma è stata normalizzata da Gian Maria Va -ranini (2002 ). 3 Analizzo in dettaglio le dinamiche del colpo di stato e le sue strette relazioni con il De mulieribus claris nel saggio fiL™amicizia ai tempi d ella congiura (Firenze 1360 Œ61): ‚a con fortatore non duole capo ,™ fl apparso su Studi sul Boccaccio nel 2014. Per un buon in -qua dramento sto rico si veda Gene Brucker ( 1962, 183 Œ87), le cui fonti primarie riman -gono la Cro nica di Matteo Villani (8.24; 4 :33 Œ38) e la Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani (rubrica 685).

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Heliotropia 12Œ13 (2015 Œ16) http://www.heliotropia.org http://www.heliotropia.org/ 12/filosa .pdf 167 di paragone in una comparativa di maggioranza, per cui, nel contesto spe -cifico, il De mulieribus claris è stato scritto fipiùfl ad elogio delle donne e a conforto degli amici, fichefl per grande utilità della Repubblica. Questo, tut -tavia, lascia intendere ch e il discorso repubblicano non sia completamente avulso dal testo. Nelle pagine che seguono, si vorrebbero evidenziare quelle figure fem -minili e quei passaggi, che enfatizzano il discorso a favore degli ideali re -pubblicani e del pensiero anti -tirannide. Molte delle biografie, infatti, pos -sono essere considerate come esempi d i fervore per uno Stato giusto : s i tratta di vite derivanti soprattutto dalla storia roman a. Il campionario che si riporta non vuole essere esaustivo, ma si prefigge di creare delle categorie, che siano in grado di racchiudere alcuni dei motivi antitiranni de, che si tro -vano all™interno dell™opera. Tali categorie, a volte, corrispondono a modelli tipici della morale cristiana medievale, che nella penna di Boccaccio si tin -gono di una sfumatura molto vicina all™umanesimo civico. 4 1. Castità e verginità: valo ri etico -civili. I concetti di castità e verginità , per esempio, sono lodat i nel De mulieri -bus claris non più secondo la precettistica medievale, cioè come valori as -soluti e a sé stant i, bensì con una sfumatura molto particolare: essi possono essere rel ati al benessere dello Stato e alla sua libertà. Nelle biografie di Lu -crezia (48) e Virginia, figlia di Virginio (58), l a verginità e la castità, infatti, non sono più conness e alla purezza del corpo e dello spirito Š questo il loro fine secondo la morale cristiana Š, bensì ess e sono soprattutto valori etico -civili , co nnessi alla morale dello stato. La biografia di Lucrezia era famosissima durante tutto il medioevo. La donna che preferisce uccidersi piuttosto che vive re con l™onta dello stupro, inflitto da Sesto il Superbo, diventa nell™arco del periodo medievale l™esem -pio classico per antonomasia della castità. Tuttavia, Boccaccio, a chiusura del racconto della sua vita, oltre a esaltarne la fipudicitia ,fl sottolinea espli -citamente come dalla sua estrema azion e sia no restaurati non solo il fidecus fl della matrona, ma anche la libertà romana ( De mul . 48. 9): Infelix quidem pulcritudo eius et tanto clarius, nunquam satis laudata, pu -dicitia sua dignis preconiis extollenda e st, quanto acrius ingesta vi ignomi – 4 Alcuni di questi concetti sono stati già espressi molto brevemente nel mio terzo studio sul De mulieribus claris (Filosa 2012, 168 Œ72). Verranno qui ripresi, ampliati e ricontest ua-lizzati in senso politico.

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Heliotropia 12Œ13 (2015 Œ16) http://www.heliotropia.org http://www.heliotropia.org/ 12/filosa .pdf 168 nia expiata; cum ex eadem non solum reintegratum sit decus, quod fedi -tate facinoris iu venis labefactarat ineptus, sed consecuta sita romana li -ber tas. [Davvero infelice la sua bellezza; mentre la sua pudicizia, non mai abba -stanza lodata, tanto più è da esaltare con degno elogio, quanto più acerba -mente l™onta fu espiata colla subita violenza; poiché per essa non solo fu restaurato l™onore che il giovane scostumato aveva vergognosamente vio -lato colla sua turpe azione, ma anche ne conseguì la libertà di Roma ] Un altro famoso esempio di tal sorta è dato dalla biografia di Virginia, figlia di Virginio: De Virginea virgine Virginii filia (58). Il titolo sottolinea, in un tricolon Š forse involontario Š, il concetto di verginità. Tuttavia, ad essere esaltato non è questo particolare a s e stante, ma la capacità dell™epi -sodio di restaurare la libertà e la Repubblica romana, contro il potere traco -tante dei decemviri. Avvenimento che viene sottolineato dal l™autore nell™ in-cipit del capitolo ( De mul . 58.1): Virginea nomine et facto romana Virgo pia est recolenda memoria: fuit enim insignis decoris conspicua et Auli Virginii, plebei hominis sed hone -sti, filia. Que esto optime esset indolis, non tantum t amen sua constantia clara quan tum scelere amantis infausti et severi nimium patris facinore, ac ex illo Romanorum libertate secuta, facta est. [Virginia romana, vergine di nome e di fatto, dev™essere onorata con pie -tosa memoria. Figlia di Aulo Virginio, uomo di origine plebea, ma di animo no bile, ella si segnalò per la sua castità. Benché d™ottima indole, non fu tutta via resa famosa tanto dalla sua fermezza, quanto dalla scelleratezza dell™in fausto amante e dall™azione compiuta dal padre, fin troppo severo; ed inol tre dalla libertà romana che da quel delitto scaturì. ] Pertanto, i n queste poche righe , il narratore mette subito in chiaro che Virginia era una vergine romana, di umili origini e di ottimi costumi, resa famosa sia dal la scelleratezza del decemvir o, sia da una scelta forse troppo crudele del padre; aggiunge poi che dal sacrificio della sua persona scaturì il più importante dei valori: la libertà romana. Un fattore certo non indiffe -rente, che le possibili fonti della vita non evidenziano. Né Valeri o Massimo , né Livio , infatti, lo esprimono con tanta risoluta chiarezza: anzi, Vale rio non ne parla affatto, mentre Livio ( Ab urbe condita 49) rende merito soprattutto all™azione del padre , grazie al quale il popolo ro mano si sollevò contro il ti -ranno: fiConcitatur multitudo partim atrocitate sceleris, partim spe per oc -casionem repe tendae libertatis fl [La moltitudine si sollevò, sì per l™atrocità del misfatto come per la speranza che questo fornisse l™occasione al riacqui -sto della libertà .] Queste due bio grafie riflettono molto bene come, nel De mulieribus , la castità sia un comportamento etico che riflette i valori civili. Le biografie di

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Heliotropia 12Œ13 (2015 Œ16) http://www.heliotropia.org http://www.heliotropia.org/ 12/filosa .pdf 169 Lucrezia e Virginia diventano, in tale contesto, alte espressioni di umane -simo civico. Le due donne non sono più, com e nel medioevo, esempi di sem -plice pudicitia , poiché grazie alla loro retta condotta e alla loro tragica e in -giusta morte i romani sono spinti ad insorgere contro la tirannide e Roma riesce a restaurare la sua libertà. Lucrezia e Virginia, in questa pros pettiva, diventano gli esempi di rettitudine contro l™immoralità e la corruzione della Res Publica . Se Lucrezia avesse accettato remissivamente il suo destino di fronte all™affronto di Sesto Tarquinio e avess e continuato a vivere accet -tando silenziosament e il suo disonore, e se Virginia si fosse concessa alla libidine del decemviro, allora il popolo romano non sarebbe mai insorto contro la tirannide e la corruzione. In questa nuova visione della castità, la vita privata è lo specchio della vita pubblica, l a virtù e il vizio privati riflet -tono le caratteristiche dello Stato: se la vita privata è corrotta, allora anche lo Stato è corrotto. Le donne, pertanto, devono ambire ad essere caste per il bene della Repubblica. Il comportamento onesto deve essere fina lizzato al bene pubblico dello Stato , e questo è anche uno dei principi dell™umanesimo civico. Lucrezia e Virginia, con la loro castità, non si sottomettono alla cor -ruzione dei tiranni e questo conduce il popolo romano alla ribellione e alla conseguente l ibertà. Non è un caso che siano proprio Virginia e Lucrezia a diventare simboli femminili contro la tirannide già con Coluccio Salutati. Nel secondo capitolo del suo trattato De tyranno , ovvero fiAn liceat tyrannum occidere ,fl si legge (2.15): Sic autore Lucio Bruto Romanus populus ob Tarquini Superbi filiorumque facinora regium depluit dominatum. Sic propter Virginiam, que Claudii nequitia, sub calumniose servitutis obtentu, rapiebatur ad stuprum, ablata fuit autoritas decemvirorum, et ipsi legum latores modis variis profligati. [Così sotto la guida di L. Bruto, il popolo romano abbatté , pei delitti di Tarquinio il Superbo e dei suoi figli, il governo dei re. Così, grazie a Virgi -nia , che, per malvagità di Claudio, era stata, sotto pretesto di sua calun -niosa condizione servile, rapita per farle violenza, fu abolita la autorità dei Decemviri. ] Il binomio Lucrezia -Virginia associato rispettivamente, fino a questo momento di autunno del medioevo, alla condotta di castità -verginità, con -dotta consigliata a mogli e vergini, assume un significato nuovo a Firenze: Lucrezia che contrasta la tirannia di un singolo tiranno (Tarquinio il Su -perbo e i suoi familiari) con una singola azione decisiva e Virginia, che di -venta l™agnello sacrificale contro il potere olig archico dei decemviri corrotti, tra cui Claudio. Infatti, questo binomio, con questa sfumatura di significato

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Heliotropia 12Œ13 (2015 Œ16) http://www.heliotropia.org http://www.heliotropia.org/ 12/filosa .pdf 170 Š ovvero tirannia del singolo e corruzione della classe dirigente Š a un let -tore dell™epoca di Boccaccio non poteva non portare alla mente gli av veni -menti politici, recentissimi, della Repubblica fiorentina: da un lato, l™episo -dio di tirannia durato undici mesi da parte di Gualtieri di Brienne, Duca d™Atene (terminato nel 1343); dall™altro, il già ricordato clima di paura ge -neratosi a partire da l 1358 con l’introduzione delle cosiddette ammonizioni ai (presunti) ghibellini, che avevano anche lo scopo, nemmeno tanto recon -dito, di indirizzare l’attività di governo a favore della Parte Guelfa e degli oligarchi che vi si riunivano, fia fine reo di di venire tirannelli fl (Vil lani 8.24 ).5 A partire proprio da Boccaccio, che crea la nuova sfumatura di signifi -cato, questo binomio gode di una certa fortuna nella Repubblica fiorentina, trovando nelle tavole di Sandro Botticelli il suo apice di bellezza. La storia delle due donne, in questi dipinti, è narrata ai margini dello spazio pittorico, che trova al suo centro l™insurrezione del popolo romano contro i tiranni, vero argomento delle due opere d™arte. 6 5 Non sfugga, in tale contesto, la tirata contro i giudici corrotti, proprio all™interno della biografia di Virginia: fiNil pernitiosius iniquo iudice. Hic quotiens sceleste mentis impe -rium sequitur, omnis iuris ordo pervertat ur necesse est, legum potestas solvatur, virtutis enervetur opus, sceleri laxentur habene et breviter omne bonum publicum in ruinam tra -hatur. [–]. Hei michi! Quotiens hac periclitamur peste mortales, quotiens in exitium im -meriti trahimus et turpi premimu r iugo, agimur spoliamur et occidimur, urgente nequi -tia !fl [Nulla di più esiziale che un giudice ingiusto. Ogni volta che egli segue l™impulso dell™animo scellerato, è fatale che ogni ordine di giustizia sia pervertito, che il potere della legge sia dissolto, che si indebolisca l™azione della virtù, che siano allentati i freni al de -litto; in breve, che ogni bene comune sia tratto a rovina. Ahimè! Quante volte noi uomini, a causa della pestifera ingiustizia, corriamo pericolo! Quante volte, innocenti, siamo tratti a morte o premuti sotto turpe giogo! Quante volte, sotto la spinta dell™iniquità, siamo perseguitati, spogliati ed uccisi! ] (De mul . 58.12 Œ14). 6 Per maggiori informazioni su queste due opere, dipinte contemporaneamente per il me -desimo compl esso decorativo, destinato alla camera nuziale di un privato, si veda Jona -than K. Nelson, che vede nel De mulieribus di Boccaccio una possibile fonte d™ispirazione per l™iconografia di Virginia: fiMentre Livio descriveva la fanciulla come in uno stato di sbalordimento, Boccaccio scrive che Virginia aveva opposto resistenza al rapimento. Pro -prio questo potrebbe aver ispirato Botticelli, il quale mostra Virginia mentre cerca riparo tra le braccia di una donna più anzianafl (196).

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Heliotropia 12Œ13 (2015 Œ16) http://www.heliotropia.org http://www.heliotropia.org/ 12/filosa .pdf 172 Con questi esempi, Boccaccio mostra che anche le donne possono dare il proprio contributo allo Stato ed essere foriere di libertà contro la tiran -nide, mantenendo un comportamento onesto e non piegandosi alla corru -zione, alla base di uno stato retto. 7 2. Il ripristino dei mores maiorum L™importanza assoluta del benessere dello stato e il proprio sacrificio per mantenerlo rispecchiava, in tempi romani, la gerarchia etica dei mores maiorum , la quale riteneva che al primo posto in ordine d™importanza ci fosse lo stato, poi la famiglia e solo in ultimo il singolo individuo. Ogni per -sona doveva agire innanzitutto per il bene dello stato, successivamente per il bene familiare, solo infine per i propri bisogni individuali. Quest™ultima categoria, invece, è esattamente ciò che spinge il tiranno a compiere atti ne -fandi, ovvero il proprio interesse personale guidato da smo date e incontrol -labili passioni. La gerarchia dei valori del tiranno, insomma, è rovesciata rispetto a quella antica e rispettabile dei mores maiorum . Un™altra splendida e singolare biografia in tal senso è quella della ma -trona romana Veturia (55), madr e di Coriolano, che agisce proprio in base agli antichi principi romani: prima della famiglia vengono Roma e la sua libertà. Veturia è tra le molte eroine del periodo romano che sono ricordate per il bene che esse hanno compiuto in favore dello stato, anda ndo anche contro i propri interessi familiari e i propri sentimenti materni . Il lungo ca -pitolo De Veturia romana matrona si sofferma inizialmente sul figlio Gn eo Marcio, detto Coriolano, per le sue vittorie contro la città di Corioli. Durante una carestia, l™uomo propose di non distribuire alla plebe il poco frumento rimasto nell™Urbe, creando una sollevazione popolare. Per evitare aggres -sioni, i l tribuno della plebe stabilì il giorno in cui Coriolano avrebbe dovuto presentarsi per discolparsi del suo discorso anti -democratico. Quest™ultimo, 7 Un altro esempio, interessa nte per il discorso della verginità come valore per lo Stato, è la Š anche se qui non si ha una sfumatura anti -tirannide. La fanciulla, infatti, insieme ad altre vergini viene data come ostaggio al re etrusco Porse nna per mantenere i pegni di pace. Nottetempo, tuttavia, ella riesce a fug -gire dall™accampamento nemico e a liberare le altre vergini per portarle indietro alle loro famiglie. Boc caccio, per spiegare le motivazioni che hanno spinto la ragazza a questo ge -sto eroico, asserisce ( De mul . 52.3): fiCui cum forsan videretur minus de republica apud exterum regem tot detineri virgines fl [sembrò, forse, alla fanciulla incompatibile colla di -gnità dello stato che tante vergini fossero in mano di un re straniero ™]. Ancora una volta , la ver ginità e la castità non sono concetti a sé stanti, bensì sono associate alla dignità dello stato. Boc caccio, infatti, ipotizza che forse la fanciulla credeva che fosse fiminus de repub blica fl che delle vergini fossero in mano nemica.

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Heliotropia 12Œ13 (2015 Œ16) http://www.heliotropia.org http://www.heliotropia.org/ 12/filosa .pdf 173 però, si rifiutò e fu pertanto esiliato da Roma. Sdegnato dell™accaduto, Co -riolano si alleò con i volsci per attaccare la città e si accampò a quattro miglia dall a capitale con la sua armata , facendo precipita re la situazione. Più volte il Senato romano mandò ambasciatori all™esule per ottenere la pace e con -dizioni ragionevoli, ma senza successo. A tal punto, la madre fu sospinta dalle altre matrone ad andare ad esortare il figlio, che teneva sotto assedio Roma. Andando incontro al figlio, l™anziana donna, sdegnata , così mirabil -mente parlò: Siste gradum, infeste iuv enis; scire velim, antequ am in amplexus veniam tuos, an matrem an captivam hostem suscepturus advenias; hostem puto. Me miseram! In hoc exoptata m ortalibus evi longitudo deduxisse me de -buit ut te damnatum exilio et inde rei publice hostem cernerem? Cognoscis queso quo armatus hostis consistas in solo? Cognoscis quam habeas in conspectu patriam? Cognoscis equidem, et si nescis, hec est in quo geni tus, in quo natus, in quo labore meo educatus es. Quo igitur animo, qua mente, quo inpulsu, hostilia potuisti inferre arma? Non intranti tibi pa renti debi -tus honos, dulcis uxor amor, filiorum pietas et native patrie re verentia ob -vii facti sunt? [–] Sati s, me miseram, advert o fecunditatem meam patrie michique fuisse adversam; ubi filium et civem peperisse ar bitrabar, hos -tem et infestissimum atque inflexibilem peperisse me video. Satius quippe non concepisse fuerat: potuerat sterilitate mea Roma absque o ppugna -tione consistere et ego misella anus in libera mori patria. ( De mul . 55.5 Œ9) [Arrestati, giovane nemico! Vorrei sapere, prima di abbr acciarti, se tu vieni per accogl iere me, come madre, o come nemic a prigioniera. Credo, come nemica. Ahimè misera! La longevità, tanto desiderata dagli uomini, do -veva dunque condurmi al punto di vedere te, prima bandito dalla città, e poi nemico dello stato? Sai, dunque, di grazia, in qual terra posi il piede, armato come nemico? Sai qual patria vedi al tuo cospetto? Ce rto devi sa -perlo. Ma, se non lo sai, questa è la terra in cui fosti generato ed allevato dalle mie fatiche. Con che animo dunque, con che pensiero, per che im -pulso le hai potuto muover contro con armi da nemico? Il rispetto dovuto a tua madre, l™amore de lla tua dolc e sposa, l™affetto dei figli e la riverenza della patria natale, non ti son venuti incontro, mentre stavi per entrare nel tuo paese? [–] Ben vedo, misera, che la mia fecondi tà è stata contraria a me e agli interess i della patria. Mentre credevo di aver generato un figlio e un cittadino, mi accorgo di aver invece partorito un nemico odioso e im -plac abile. Meglio davvero se non avessi concepito! Se fossi stata sterile, Roma avrebbe potuto star salda, libera da assalti nemici; ed io, povera vec -chi a, avrei potuto morire in una patria libera .] In sintesi, Veturia avrebbe rinunciato alla maternità, per il bene di Roma, della Repubblica e della libertà.

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Heliotropia 12Œ13 (2015 Œ16) http://www.heliotropia.org http://www.heliotropia.org/ 12/filosa .pdf 174 Veturia agisce esattamente secondo la gerarchia etica dei mores maio -rum , la quale infatti riteneva che al primo posto in ordine d™importanza ci fosse lo stato, poi la famiglia e poi il singolo individuo. Veturia agisce, per -tanto, in base a questi principi: così, prima del suo ruolo di madre, prima della sua famiglia, vengono Roma e la libertà. 3. Leena ed Epicari: amiche contro la tirannide Nel contesto storico della congiura del dicembre 1360 , risultano parti -colarmente interessanti le biografie de dicate a Leena (50) ed Epicari (93): De Leena meretrice e De Epycari liber tina .8 Da come si arguisce, le due protagoniste sono accomunate all™interno dell™opera sin dal titolo, in quanto identificate come donne di facili co stumi. In realtà, sono molte di più le ana -logie, tanto che le loro vite risultano quasi parallele: entrambe con giurate contro la tirannide, preferiscono com piere un atto contro se stesse, piutto -sto che tradire i loro complici, esaltando in tal modo sia il valore della li -bertà, sia quello dell™amicizia Š valori classici ed umanistici. Inoltre, i testi sono correl ati da rimandi intratestuali: en trambe, con le loro azioni, negano il proverbio per cui le donne tacciono solo quello che non sanno Š a proposito di Leena: fiProfecto non eam noverat qui feminas dixit id tacere quod nesciunt? fl [Certo non la conosceva chi d isse che le femmine tacciono solo quel che non sanno ] (De mul. 50.5); e di Epi cari: fiveteri frustrato proverbio, quo docemur tacere quod nesciunt mulie res fl [in tal modo Epicari smentì l™antico proverbio secondo il quale le donne t acciono solo quel che no n sanno] (De mul. 93.6). La prostituta Leena, neppure sotto tortura confessa i nomi dei congiu -rati: sa quanto santa e venerabile sia l™amicizia ( fiquantum esse sanctum atque venerabile nomen amicitie fl; 50.4). Quando le sofferenze diventano insopportabili, per paura di cedere, coi denti si mozza in un sol colpo la lin -gua. 9 Non molto diversamente agisce la libertina Epicari: negli Annales di 8 Mi permetto di rimandare ai miei saggi, per un™analisi più dettagliata di queste due bio -grafie, sia per i loro rapporti con il Decameron (Filosa 2012, 127 Œ35), sia per il contesto storico in cui sono state scr itte (Filosa 2014). 9 È bene ricordare che la biografia di Leena è particolarmente importante nella compagine dell™opera, perché si trova in posizione centrale: è, infatti, la cinquantesima. Storica -mente, Leena è una etera ed è congiurata contro il tiran no ateniese Ipparco, insieme ad Armodio e Aristogitone Š i tirannicidi per antonomasia, di cui sopravvive una bellissima statua di periodo romano al Museo archeologico di Napoli, copia dell™originale greco. Come osserva Vittorio Zaccaria (nella nota 3 a p. 518 nella sua edizione del De mulieribus

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Heliotropia 12Œ13 (2015 Œ16) http://www.heliotropia.org http://www.heliotropia.org/ 12/filosa .pdf 175 Tacito (15.51 Œ53), che sono fonte del capitolo, è descritta la congiura contro il tiranno Nerone, congiura di cui Epicari fece parte. La donna, per paura di non sopportare più le sevizie, senza fare nessuna delazione, si toglie la vita con uno stratagemma. In queste due biografie, Boccaccio istruisce i suoi lettori sul comporta -mento da tenere quando si è congiurati c ontro una forma di tirannia: la se -gretezza e la resistenza alle torture, a qualunque costo, sono il messaggio principale. Non bisogna compromettere la vita degli amici, visto che la pro -pria è comunque già perduta. Il Certaldese, infatti, rispetto alla fo nte taci -tiana, conclude il racconto su Epicari con una logica considerazione: fiEt sic nemo sibi amicisque pepercit, cum cunctis, nisi sibi, femina pepercisset in -clita fl [Così nessuno risparmiò se stesso né gli amici, laddove la donna glo -riosa, tutti, fuo r che se stessa, aveva risparmiato ] (De mul . 97.7). Contestua -lizzando storicamente tale asserzione nella realtà fiorentina di questi anni (136 0Œ62), tali parole fanno venire in mente i congiurati Niccolò di Bartolo del Buono e Domenico Bandini, i quali, a rrestati dalle autorità e messi sotto tortura, confessano il piano della congiura e tutti i nomi dei congiurati (Brucker 1962, 186). 10 Il risultato fu che i due persero comunque la vita, claris ), l™episodio è riferito secondo il Chronicon tradotto da San Girolamo come acca -duto sotto il regno di Aminta: fiHarmodius et Aristogiton Hipparchum Atheniensium ty -rannum in terfecerunt: et Leaena meretrix a mica eorum, cum tormentis cogeretur ut so -cios prode ret, linguam suam mordicitus amputavit fl (Eusebii Chronicorum Liber II , coll. 379 Œ80). Recentemente, Carlo Delcorno aggiunge un™altra fonte per il personaggio di Leena, men zionata in una rubrica dal tito lo De informatione virginum et defectu virgi -nitatis del Communiloquium di Giovanni di Galles (Delcorno 2013). Sebbene nella parva libreria di Boccaccio, lasciata in eredità al convento di Santo Spirito, il Communiloquium non sia presente, questo manuale p er preti e predicatori era largamente diffuso nell™ori -ginale la tino e nei diversi volgarizzamenti su tutto il territorio europeo (si veda a tal pro -posito l™appendice 2 di Swanson 1989 , 232 Œ56). Il Certaldese, inoltre, era in possesso di un™al tra opera dello stesso autore, ovvero il Compediloquium , contenuto nell™attuale Ric -car diano 1230, posseduto e postillato dallo stesso Boccaccio (si veda la scheda 71 di: Boc -caccio autore e copista , pp. 364 Œ65). 10 La Signoria fu informata della cospirazi one attraverso Salvestro de™ Medici, messo al cor -rente dal fratello Bartolomeo, che prendeva parte al colpo di Stato. In questa circostanza, Salvestro ottenne il perdono per il fratello, salvandolo dall™esecuzione o dall™esilio, e sal – vando la famiglia da ll™ignominia (Brucker 1957, 17). Per Niccolò di Bartolo del Buono, si vedano Francesca Klein e l™appendice di Vieri Mazzoni (2010, appendice pp. 180 Œ81); per Domenico Bandini, sempre Mazzoni (2010, appendice pp. 199 Œ200) .

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