Il femminile di presidente di tribunale è, ovviamente, la *insegnanta o *gerenta); la presidente è meglio di la presidentessa perché questa.
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Vera Gheno, Nomi professionali femminili: singolarità o normalità? 2 Lavoro Diritti Europa 2020/2 Nomi professionali femminili: singolarità o normalità? Vera Gheno Sociolinguista e traduttrice Università di Firenze e LUMSA È quasi impossibile, oggigiorno, discutere professione o delle cariche senza cadere in mistificazioni o degenerare in diverbi . Lo stesso atteggiamento si ritrova più o meno in tutti settori professionali, con una maggior veemenza in quelli nei quali la presenza femminile è più recente , inusuale o com unque minoritaria. Da una parte, che si senta il bisogno di discuterne è un buon segno, perché indica che la dei linguisti di entrambi i sessi è ancora oggi troppo spesso viziata da nozioni imprecise o parziali , che diventano un impedimento rispetto alla possibilità stessa di confrontarsi serenamente sulla questione. sionali non esiste rebbe . La nostra lingua, che è una lingua gendered , cioè nella quale ogni sostantivo è di genere grammaticale maschile o femminile, prevede che la distribuzione di genere sia de facto imprevedibile per oggetti inanimati e la sedia sia di genere femminile e di genere maschile); c ontemporaneamente, il genere grammaticale di un termine riferito ad animali o esseri umani tiene invece conto del genere semantico persona a cui ci si riferisce. In altre parole, nel caso di esseri animati, il genere

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Vera Gheno, Nomi professionali femminili: singolarità o normalità? 3 Lavoro Diritti Europa 2020/2 della parola segue tendenzialmente quello di ciò che designa : il gatto e la gatta , il sarto e la sarta . formazione , alla bisogna, dei corrispettivi femminili dei termini maschili . Chiaramente, non si t ratta di cambiare la – o in – a in maniera automatica e ineluttabile : le regole per la formazione dei femminili variano a seconda del tipo di sostantivo con cui si ha a che fare. In particolare, in italiano esistono quattro tipi possibili di coppie maschile/femminile (ed è bene conoscere io da domani mi definisco pediatro 1) I nomi indipendenti o di genere fisso , nei quali il maschile e il femminile sono due sostantivi completamente differenti, come fratello – sorella o bue – mucca ; 2) I nomi di genere comune maschile e femminile, come il/la docente o il/la borsista . Spesso, sono termini che derivano (alla lontana) dal participio presente di un verbo (o latino o italiano), oppure sono termini che finiscono in – a per ragioni e timologiche ( astronauta , geriatra ) . In questi casi, al singolare bast erà (ma eventuali aggettivi saranno concordati con il genere della parola) ; al plurale, talvolta la forma è la stessa per entrambi i generi ( i/le docenti ), talvolta cambia anche quella ( i borsisti e le borsiste ). 3) I nomi di genere promiscuo , normalmente riservati ai soli animali, maschile e femminile e per i quali il genere opposto si forma aggiungendo una specificazione al sostantivo: la tigre maschio , il tasso femmina . Potremmo, con una piccola forzatura, includere in questa categoria quei nomi riferiti a esseri umani che hanno solo un genere, a vol te perfino incongruo con la persona alla quale sono riferiti: il pedone , la vittima , ma anche la guardia ,

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Vera Gheno, Nomi professionali femminili: singolarità o normalità? 4 Lavoro Diritti Europa 2020/2 la spia o il soprano (sempre riferito a una donna, in lirica). Non formiamo *la pedona o *il vittimo e nemmeno * il guardio , *lo spio o *la soprana ; ne piuttosto, il contesto ci aiuta quasi sempre a comprendere il genere della persona a cui ci stiamo riferendo. 4) I nomi di genere mobile , che formano il loro femminile o con un caso. E la casistica, per questo tipo di termini, è molto ampia: abbiamo la coppia o/a come maestro/maestra , la coppia e/a come infermiere/infermiera , la coppia – tore/ – trice come d irettore/direttrice , la coppia – sore/ – sora come incisor e /incisora , ecc. Il settore dei nomi di genere mobile è ricco di eccezioni, come doge /dogaressa , dio/dea , re/regina o abate/badessa mandare a mente tutti i possibili femminili, conviene sempre fare riferimento a un dizionario sufficientemente aggiornato. Lo Zingarelli, ad esempio, registra più di ottocento forme femminili (sotto i corrisponden ti maschili) . Il Vocabolario Treccani, almeno nella sua versione online, ne riporta qualcuno in meno ; in alcuni casi, la forma femminile è lemmatizzata a parte bene cercare entrambe le forme. 2. Ho volutamente usato, negli esempi, tutte forme femminili alle quali siamo ampiamente abituati. I problemi, invece , sorgono quando ci si soprattutto quelli professionali , come gestrice , avvocata , assessora , questora , ministra o sindaca . Alcuni li definiscono neologismi e li trattano con lo stesso fastidio riservato

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Vera Gheno, Nomi professionali femminili: singolarità o normalità? 5 Lavoro Diritti Europa 2020/2 generalmente alle parole nuove, che vengono guardate con diffidenza e perplessità. Altri li reputano superflui, o cacofonici, o una corruzione non è propriamente così . veri e propri, ma sono forme morfologicamente pre viste dalle regole della nostra lingua che fino a tempi recenti non erano in uso in quanto non normalmente, sentiamo il bisogno di nominare ciò che vediamo (o ciò che ci immaginiamo), no n ciò di cui non abbiamo esperienza. Siamo abituati a maestro/maestra siamo abituati a d assessore/assessora perché fino a non troppi anni fa le assessore scarseggiavano, e quindi non si poneva il problema di nominarle. P er quanto insoliti, questi femminili sono corretti; il fatto che siano forme a oggi poco sentite, però, genera un giudizio non unanimemente positivo , dato che noi esseri umani tendiamo a diventare, piuttosto precocemente, conservatori, soprattutto a livello linguistico: vorremmo che la nostra lingua rimanesse tale e quale a quella che abbiamo imparato a scuola e o reazione di fastidio è quasi un riflesso pavloviano, e come tale l a si può superare con un minimo di raziocinio. Peraltro, non si pensi che la reazione di fastidio per i femminili s ia legata per forza a una bassa scolarizzazione o a scarse competenze comunicative : spesso, una persona absit iniuria verbis ) nipotina, da oggi ingegnera laureata), dimostra ndo così involontariamente quanto la forma sarebbe di per sé naturale nella coscienza di un parlante medio. Le resistenze sembrano venire da altrove.

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Vera Gheno, Nomi professionali femminili: singolarità o normalità? 6 Lavoro Diritti Europa 2020/2 Dunque, se la questione linguistica può definirsi chiara, da dove nascono femminili professionali, anche nel settore forense? Più che linguistici in senso stretto, i problemi appai ono essere di natura sociale e culturale. Come spiega Maria Pia Ercolini ( Il sessismo linguistico a scuola , in Che genere di lin gua? Sessismo e potere discriminatorio delle parole , a cura di M.S. Sapegno, Carocci, Roma 2010, pp. 135 – 152, a p. 140 ), «La grammatica dice chiaramente come formare il o sono avver problema non è nella grammatica, bensì nel pensiero (sessista) di cui il Solo da pochi decenni le donne occupano posizioni prestigiose, in precedenza designarle rivela la difficoltà di accettare come normale un fatto che è ancora percepito come anomalo o eccezionale. non dipende dai vocaboli, ma dai pregiudizi di cui siamo portatori e che quei vocaboli vanno a intaccare. Sembra il nome a suonare strano, ma in realtà è il signifi cato a destare la diffidenza. In tali casi è bene consultare sempre la pregiudizio sessista latente » . 4. Il peso della tradizione Siamo, dunque, (quasi) tutti e tutte sessisti, in maniera più o meno esplicita? Mi piace pensare che tendiamo piuttosto a essere abitudinari ; un rte, o a usarle in un certo modo, e ogni

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Vera Gheno, Nomi professionali femminili: singolarità o normalità? 8 Lavoro Diritti Europa 2020/2 La differenza a il esistente, ancora oggi, tra uomini e donne in ambito lavorativo (e non solo) . diventa quasi per forza una i maschili sono semplicemente consequentia rerum . dei femminili, in una situazione ottimale, non dovrebbe essere una rivendicazione: se chiamare infermiera dovrebb e esserlo nemmeno chiamare ingegnera innegabile: considerato il ruolo (percepito più che reale) della donna nella società italiana odierna , i nomina agentis al femminile diventano per forza una rivendicazione; e questo è, contempor aneamente, il , perché come ogni questione che s i vena di tratti E così, ancora oggi, per una donna definirsi ministra dire di essere ministro . La questione linguistica si incrocia ma anche quello culturale e politico . 5. Le reazioni dei parlan ti Sovente, la reazione di molti maschi rispetto a tutta la questione analizzata un capriccio femminile : fronte, basta che sia brava, ; questo, può sicuramente essere il punto è che rimane una questione che lo riguarda in direttamente (non è egli stesso una donna, non dovrà mai chiedersi se sarà meglio farsi appellare al maschile o al femminile) , per cui in molti casi farà più fatica a capirne le motivazioni profonde.

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Vera Gheno, Nomi professionali femminili: singolarità o normalità? 9 Lavoro Diritti Europa 2020/2 Parallelamente, è interessante la reazione, spesso ambivalente, di molte donne che si misurano con l . Non poche rifiutano, infatti, la denominazione al femminile, in maniera particolarmente accesa proprio nel contesto forense, dove molte professioniste avvocato il giudice . Le motivazioni fornite vanno spesso da avvocato , non lo voglio svilire/annacquare/rovinare con quella a avvocato , indifferentemente dal mio sesso: non ho bisogno della a ben altri . In tutti quest i casi, quasi sicuramente le stesse persone non si pongono alcun problema a nominare al femminile una sarta , una cassiera operaia , ma anche una regina o una imperatrice . Come mai questo meccanismo mentale scatta solo con determinate professioni (di solito la propria)? Osserviamo le fras i che ho citato come esempio (tratte da interazioni realmente capitatemi) . In esse, è la donna stessa a sentirsi del femminile , come se al titolo professionale maschile venisse dato un valore preferisce essere nominata come il maschio . Il tutto nasce dal paritario essere n i Tuttavia, a essere davvero precisi, il genere arriverebbe a non contare se chiamassimo le professioniste al femminile esattamente come chiamiamo al femminile, senza alcuna esitazione, le donne in professioni in c ui siamo abituati alla loro presenza (a volte, peraltro, cadendo nel tranello dello stereotipo opposto: maestra , anche se esistono docenti di sesso maschile). Insomma, se a noi donne davvero non importasse niente della questione di genere, ci definiremmo serenamente al femminile in qualsiasi campo , senza alcuna remora. Al momento, le cose non stanno proprio così.

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Vera Gheno, Nomi professionali femminili: singolarità o normalità? 10 Lavoro Diritti Europa 2020/2 professioniste , è che richiedere (o pretendere) di essere appellate al femminile comporta molto spesso di essere il timore , che soprattutto in alcuni ambienti può avere conseguenze spiacevoli (anche se trovo brutto che essere femministe possa essere considerato del eterio, dato che si tratta, nella sostanza , di dichiararsi a favore di una parte della popolazione che non ha ancora esattamente gli stessi , checché ne dica la giurisprudenza ); tuttavia ritengo che si potrebbe smettere di pensare che ess ere chiamata avvocata chiamata professoressa . In entrambi i casi, si tratta della semplice conseguenza o vero discrimine tra i due casi, come già detto, è Personalmente, ho incontrato molte avvocate che fanno esattamente i una posizione di difesa, magari con un pizzico di aggressività). Ora, dalla trattazione fino a questo punto dovrebbe essere ormai evidente che il problema non riguarda la lingua o la norma linguistica, ma qualcosa di diverso. Normalmente parlo di questioni sociali o culturali, ma in ultima analisi si potrebbe concludere che ci sono motivi ostativi di natura anche psicologica. So che leggendo queste righe molte avvocate si potranno sentire tirate in causa; io non ho intenzione di dire a nessuno che sta sbagliando, perché penso che sia un atteggiamento poco generativo. Vorrei solo invitare chi si sente colpito dalle mie affermazi oni a fermarsi un attimo a riflettere sulla possibile radice delle reazioni di fastidio alla questione dei nomina agentis al femminile. uscire dalla empasse in cui molte si sento no incastrate. Un altro motivo per cui non sono in assoluto avversa alle donne che vogliono farsi appellare al maschile si trova nel passato. È necessario infatti assumere per un attimo una prospettiva storica e ricordare che il femminismo

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Vera Gheno, Nomi professionali femminili: singolarità o normalità? 11 Lavoro Diritti Europa 2020/2 stesso è fatto di correnti differenti. In particolare, esiste una corrente storica assoluta (e corrente, più recente, ritiene più utile ricercare la parità nella differenza e ogni volta che serve. Non siamo qui per decidere chi abbia ragione: in fondo, rendiamoci conto che entrambe le correnti sono alla ricerca dello stesso risultato, ossia la parità tra i sessi; il fatto di volerci arrivare in maniere diverse non inficia che 6. Cacofonie e incostituzionalità Tornando un attimo sulla mera discussione linguistica, il giudizio di bruttezza o cacofonia che spesso tocca queste forme femminili lascia, letteralmente, il tempo che trova: nella lingua comune, infatti, le parole non to in considerazione al livello di utilità percepita . Finché non siamo in ambito poetico o letterario, la bruttezza di una parola è irrilevante, tanto che nessuno si lamenta per la cacofonia di dispregiativo o di transustanziazione . Il giudizio estetico pe rsonale , poi, pesa in maniera davvero relativa su un intero costume linguistico (come del resto il A parte il giudizio di cacofonia, che po tremmo definire basic , una delle obiezioni apparentemente colte più comuni è dire o e , o, addirittura , che cambiare le denominazioni dei ruoli al femminile è incostituzionale A be n vedere, abbiamo a che fare con un non sequitur ruol i cio , per poi usare, come appellativo per

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