by L Tajoli · Cited by 9 — Un noto esempio di prodotto “americano” la cui produzione avviene in realtà davvero su scala “globale” è la bambola Barbie, dell’impresa americana produttrice.

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1 Lucia Tajoli Scambi internazionali e frammentazione internazionale della produzione Alcune definizioni Tra gli aspetti che maggiormente caratterizzano l™integrazione economica tra paesi negli anni recenti vi è il peso sempre più rilevante del commerci o internazionale di beni intermedi, di semi – lavorati e di parti e componenti. La crescita di questo tipo di scambi Œ che secondo vari studi (Hummels et. al., 2001; Yeats, 2001) costituiscono almeno il 20% del commercio mondiale Œ è dovuta al fatto che un n umero sempre maggiore di beni non viene prodotto interamente in un unico paese, ma è il risultato di un assemblaggio di parti prodotte in luoghi diversi. Con la caduta dei costi del trasporto internazionale e lo sviluppo di una serie di tecnologie di comun icazione è oggi decisamente più facile rispetto a pochi anni fa procurarsi input intermedi necessari o far eseguire fasi di lavorazione in diverse parti del mondo. Gli orologi possono essere disegnati e progettati in Svizzera, ma vengono spesso prodotti e assemblati in paesi lontani dall™Europa. I capi d™abbigliamento possono essere firmati da un sarto italiano, ma spesso sono cuciti e confezionati in paesi dell™Europa centro – orientale. Marchi americani molto noti, come IBM o Mattel, commercializzano prodot ti che contengono una bassissima percentuale di materiali prodotti negli Stati Uniti (vedi Approfondimento). La maggior parte dei beni elettronici di consumo vengono ottenuti assemblando componenti prodotte in diverse aree del mondo; lo stesso vale per mol te automobili o macchine industriali. Queste modalità di organizzazione della produzione, che richiedono il coinvolgimento di più paesi nel processo di produzione di uno stesso bene finale hanno ricevuto molta attenzione dalla letteratura recente che si oc cupa delle relazioni economiche tra paesi e tante etichette sono state impiegate per classificare il fenomeno. Sono anche state impiegate diverse definizioni, che non sempre coincidono, perché i modi con cui un™impresa si procura input intermedi dall™ester o o delocalizza fasi della produzione possono essere diversi, e le normative doganali dei vari paesi che registrano il commercio internazionale generato da queste attività usano terminologie diverse. Qui chiameremo questa forma di internazionalizzazione fif rammentazione internazionale della produzionefl (FIP), espressione con la quale intendiamo identificare il fatto che un processo produttivo precedentemente integrato in un solo sito viene smembrato in almeno due parti distinte, a loro volta allocate a siti produttivi situati in paesi diversi. 1 – Il sistema più tradizionale per frammentare la produzione è quello di acquistare sul mercato dei beni intermedi prodotti da un™altra impresa, ovvero di fare outsourcing . Se l™impresa fornitrice è residente in un pa ese diverso dall™impresa acquirente, l™ outsourcing attiverà un flusso di commercio internazionale di beni intermedi. Questo tipo di flusso commerciale è tanto più probabile che venga attivato quanto più tra i paesi che scambiano esistono standard tecnici comuni: infatti perché un input intermedio (come potrebbe essere un bullone o un microchip) possa essere impiegato nella produzione un bene finale occorre che questo risponda a delle specifiche tecniche precise. D™altra parte, oltre ai requisiti tecnici, p erché un™impresa ricorra all™ outsourcing occorre che ci sia anche una convenienza economica, ovvero che sia meno costoso acquisire il bene intermedio sul mercato piuttosto che produrlo

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2 direttamente. Se il bene intermedio è prodotto con tecniche di produzio ne intensive in fattori produttivi relativamente scarsi nel paese dove è collocata l™impresa che richiede l™input intermedio, può effettivamente essere conveniente procurarsi il bene all™estero. Tabella 1 Œ Peso di beni intermedi e componenti nel commercio internazionale di alcuni paesi Quota di parti e componenti nel 1995 su: Import totali Import manufatti Import meccanica e trasporti Export totale Export manufatti Export meccanica e trasporti Germania 10,7 14,7 31,2 13,7 15,6 27,6 Francia 10,2 13,3 28,7 11,7 15,2 29,4 Italia n.d. n.d. n.d. 9,3 10,5 24,9 Regno Unito 14,2 17,8 34,6 14,0 17,2 32,8 Irlanda 15,8 20,9 37,4 13,3 18,7 38,5 Svezia 12,8 16,4 33,9 17,3 20,3 38,5 Spagna 11,8 16,7 33,2 9,2 11,8 21,7 Portogallo 9,6 13,3 28,4 n.d. n.d. n.d. Repubblica Ceca 10,2 13,2 28,4 10,6 13,0 36,2 Stati Uniti 12,3 15,5 26,5 18,7 24,4 39,8 Canada 18,4 22,2 35,7 10,7 17,2 27,5 Messico 15,5 19,4 36,3 13,0 16,8 24,9 Singapore 18,1 21,8 31,3 18,2 21,7 27,8 Hong Kong 11,6 13,4 31,9 1 3,6 14,5 46,2 Cina 11,8 15,0 29,7 6,0 7,2 28,8 Tailandia 16,0 20,0 33,8 10,9 15,0 32,5 Fonte: Yeats, How big is global production sharing? (2001). 2 – Una seconda modalità attraverso cui parte della produzione di un bene viene delocalizzata in un p aese diverso da quello in cui è residente l™impresa è l™effettuazione di un investimento diretto all™estero (IDE) , in particolare di un investimento estero di tipo fiverticalefl. In questo modo un™impresa può sia far produrre in suoi stabilimenti collocati in un paese dei pezzi necessari per la produzione di beni in altri stabilimenti, sia far effettuare nei paesi dove ha investito particolari fasi di lavorazione di un bene destinato poi a quel mercato estero o ad altri mercati. 3 – Infine, un™impresa può co mmissionare ad imprese estere la fornitura di beni intermedi prodotti sulla base di specifiche richieste dell™impresa committente, oppure l™esecuzione di specifiche fasi di lavorazione, senza però avere un controllo

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3 proprietario sull™impresa estera (quindi senza effettuare un investimento all™estero) ma avendo semplicemente dei rapporti contrattuali , anche se decisamente più stretti che nel caso in cui l™impresa si limiti ad effettuare un acquisto di beni intermedi. Se un™impresa esporta temporaneamente alc uni materiali o semi – lavorati perché un™impresa estera effettui secondo le indicazioni del committente alcune fasi del processo produttivo (fasi di perfezionamento) per poi ri – inviare i prodotti ottenuti all™impresa originaria, si parla di frammentazione internazionale della produzione in senso stretto (o di production sharing , secondo la terminologia del Department of Commerce americano). In questo caso si viene a creare una certa dipendenza tra l™impresa committente e l™impresa perfezionatrice, ed è poss ibile che si verifichino spillover o trasferimenti di tecnologia dall™impresa committente verso l™impresa perfezionatrice. Il tipo di legame più labile che caratterizza il decentramento produttivo attraverso gli scambi di perfezionamento rispetto al tradiz ionale investimento diretto verticale li rende da un lato più facili da attuare, ma anche maggiormente volatili. Inoltre, il minor grado di controllo che l™impresa committente è in grado di esercitare sull™impresa estera perfezionatrice (non essendo questa una sua filiale) accentua in molti casi l™importanza di una serie di caratteristiche del paese verso cui si delocalizza, come per esempio, l™esistenza di un sistema giuridico affidabile che renda implementabili i contratti firmati. Aspetti empirici La mi surazione diretta della frammentazione internazionale della produzione è piuttosto complessa, perchè richiederebbe di utilizzare dati a livello di impresa sugli approvvigionamenti e sulle lavorazioni ficonto terzifl effettuate per imprese estere. Come accenn ato, la delocalizzazione di fasi della produzione può infatti avvenire secondo modalità molto diverse, che rendono impossibile cogliere in un™unica misura l™ampiezza del fenomeno. Dal momento però che questa organizzazione della produzione genera evidentem ente flussi di scambio di beni con diverso grado di lavorazione tra paesi, è possibile in prima approssimazione utilizzare dati di commercio internazionale per studiare l™andamento della FIP. A livello europeo (e dunque anche per l™Italia) sono disponibil i i dati relativi ai volumi di traffico internazionale originati da una forma particolare di frammentazione internazionale della produzione, il Traffico di Perfezionamento (TP). Il TP è un regime doganale particolare dell’Unione Europea, istituito nella fo rma attualmente in vigore dal 1994, ma che esiste da circa venti anni, e che trova un suo corrispettivo Œ anche se con nomi leggermente diversi Œ in altri paesi. Questo regime consente di rilevare separatamente dai flussi di scambio definitivi i movimenti di merci in uscita dall’UE e destinate ad essere perfezionate al di fuori del territorio economico dell’UE (esportazioni temporanee) e quelli relativi alle importazioni nel territorio dell’UE di merci ‘a scarico di esportazioni temporanee™ (reimportazioni ). Parallelamente, vengono rilevati in questo regime tariffario i movimenti in entrata di merci destinate a subire perfezionamento nel territorio economico dell’UE (importazioni temporanee) e quelli di esportazione a scarico di precedente importazione temp oranea (riesportazioni). I primi due flussi misurano il Traffico di Perfezionamento Passivo (TPP), gli altri due il Traffico di Perfezionamento Attivo (TPA). La rilevazione separata avviene perché il regime è soggetto ad una serie di agevolazioni doganali e tariffarie, e dunque le imprese sono

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