by S Pizziconi · 2020 — Capitolo 4 – Le caratteristiche dei linguaggi tecnico-scientifici » che nella versione pdf è alla fine del documento e considerate queste.
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Questo ebook è pubblicato nell™ambito del progetto fiScrivere per Conoscerefl, realizzato in collaborazione tra il Centro di Eccellenza della Ricerca fiOsservatorio Linguistico Permanente dell™Italiano diffuso fra stranieri e delle lingue immigrate in Italiafl dell™Università per Stranieri di Siena e la Regione Toscana, per lo sviluppo di strumenti di autoformazione sulle tecniche di scrittura appropriate per l™ambito accademico e scientifico, anche con finalità divulgative, a beneficio di docenti, ricercatori e studenti universitari. © Copyright 2020 Pacini Editore Srl ISBN 978-88-6995-757-4Realizzazione editoriale e progetto grafico Via A. Gherardesca 56121 Ospedaletto-Pisawww.pacinieditore.it info@pacinieditore.it Rapporti con l™Università Lisa Lorusso

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INDICEGuida all™uso delle parole scienti˜che Leggere, capire, scrivere di scienza pag. 5Massimo Vedovelli Premessa e modalità d™uso » 19Capitolo 1 – Per cominciare » 221.1 Scrivere o non scrivere? » 231.2 Ri˚essioni retrospettive, » 241.3 – prospettive e » 251.4 – introspettive » 271.5 Le fasi del progetto scrittorio » 311.6 La forza dell™inventario » 341.7 La forza delle formule » 361.8 La forza della scrittura per titoli » 37Capitolo 2 – Non è solo terminologia: i livelli della ri˜essione metalinguistica » 402.1 Fonologia/grafematica: tra suoni e lettere » 422.2 Morfologia e la questione del lessico » 432.3 La formazione delle parole » 492.4 La sintassi e alcuni aspetti testuali » 49Capitolo 3 – La struttura dell™argomentazione Dai modelli di Kaplan alle critiche di etnocentrismo e ritorno » 603.1 I modelli retorici di Kaplan e la critica » 613.2 Implicazioni per la scrittura scienti˜ca » 613.3 Un nuovo grafo e la sua ergonomia » 70Capitolo 4 – Le caratteristiche dei linguaggi tecnico-scienti˚ci » 824.1 Le proprietà dei linguaggi tecnico-scienti˜ci » 844.2 Le proprietà come massime scrittorie e le implicature » 87Capitolo 5 – Variazioni » 965.1 La variazione orizzontale » 975.2 La variazione verticale » 985.3 Ibridi testuali » 107

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Capitolo 6 – Generi della scrittura scienti˚ca » 1106.1 Le coordinate comunicative e testuali » 1126.2 Proposta di abstract per conferenza » 1256.3 Le recensioni accademiche sono critiche ma non sono una critica » 1286.4 Scrittura di proposte di progetto di ricerca per ˜nanziamento (grant proposal ) » 131Bibliogra˜a » 141Glossario » 145Appendice » 153

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5GUIDA ALL™USO DELLE PAROLE SCIENTIFICHE Œ LEGGERE, CAPIRE, SCRIVERE DI SCIENZAMassimo Vedovelli (Università per Stranieri di Siena) Non è necessario sottolineare l™importanza che il portale Tosca -na Open Research ha per la comunità scienti˜ca, non solo toscana, ma più generalmente italiana: si tratta di uno strumento che non solo permette il dialogo fra gli specialisti dei vari campi del sapere, ma contribuisce alla diffusione del sapere entro una platea più vasta di pubblici. Da strumento di circolazione di idee, ricerche, progetti, il portale mette in atto anche una funzione divulgativa, permettendo lo sviluppo della conoscenza all™interno della società italiana che, notoriamente, non brilla per elevati livelli di istruzione. Il portale, da territorio di navigazione degli specialisti e perciò fonte di infor -mazioni per l™avanzamento della ricerca scienti˜ca, viene ad assu -mere in tal modo anche un ruolo civile, promuovendo la crescita complessiva della nostra società, condizionata da un ritardo nell™i -struzione di base e superiore che ne rallenta le capacità competitive rispetto agli altri Paesi e che costituisce forse la causa primaria della profonda crisi sociale, culturale, civile che ha assunto ormai preoc -cupanti tratti di strutturalità. Il tradizionale analfabetismo, cioè il mancato possesso delle abilità alfabetiche di base, ha caratterizzato l™Italia sin dal suo nascere come Stato unitario, producendo dati sempre tristemente superiori a quelli degli altri Paesi occidentali. L™analfabetismo ‚classico™ ha signi˜cato l™impossibilità per milioni di cittadini e cittadine di accedere alla cultura, di acquisire conoscenze, di partecipare con responsabile consapevolezza alla vita civile. Non è questa la sede per ripercorrere le vicende dei livelli di scolarità, di acculturazione nella società italiana, né di esaminare le azioni messe in atto a livello istituzionale e sociale per contrastare l™immenso analfabetismo delle masse dei cittadini. Se oggi i livelli di analfabetismo totale (quello che nei censimenti viene chiamato degli analfabeti dichiarati ) sono ormai prossimi alla scomparsa, nuove forme se ne manifestano a testimoniare un ˜lo mai de˜nitiva -mente interrotto con quello tradizionale che, anzi, diventa un serba -toio sotterraneo, nascosto, che le alimenta e che rende la questione sempre viva, ancor più che negli altri Stati evoluti. Gli analfabetismi

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6di ritorno , quelli funzionali, quelli relativi alle nuove pratiche so -ciali (ad esempio, l™analfabetismo informatico) non sono altro, a nostro parere, che le manifestazioni contemporanee del retaggio della grande area di analfabetismo ‚classico™, quello delle abilità di leggere, scrivere e far di conto. Una società che non ha marciato nel suo sviluppo vedendo armoniosamente progredire tutte le sue componenti (diversi˜cate socialmente, geogra˜camente, demogra˜ -camente, per genere) manifesta ancora oggi troppi squilibri, troppe sacche di non-sapere (o ignoranza, che dir si voglia). Con questa con˜gurazione squilibrata innanzitutto nei livelli di sapere e nel possesso degli strumenti per l™accesso alla conoscenza, la nostra appare una società votata irrimediabilmente a arrancare nella com -petizione con gli altri Paesi. Parlare di analfabetismo ‚classico™, funzionale, di ritorno, stru -mentale ecc. signi˜ca coinvolgere almeno due dimensioni: il sapere nelle modalità in cui si articola nei suoi vari ambiti, cioè entro le scienze, e la lingua. Il portale Toscana Open Research nasce guar -dando alla prima di queste due dimensioni, e ora, con la serie di strumenti che qui presentiamo, si rivolge anche alla seconda, alla dimensione linguistica.Non c™è sapere, non c™è scienza fuori dalle forme simboliche; non si dà scienza fuori dei linguaggi, della lingua, delle lingue. Non si tratta di superare la contrapposizione fra i due mondi delle scien -ze esatte e di quelle ‚umane™ (come se le prime non fossero ‚uma -ne™); non si tratta di trovare i legami fra il ‚contare™ e il ‚raccontare™ che videro impegnati in un dialogo bellissimo il ˜sico Carlo Ber-nardini e il linguista Tullio De Mauro. La scienza è tale in quanto forma simbolica: assume le forme del proprio essere, del proprio raccontarsi mai fuori dei linguaggi che ne strutturano gli oggetti. Si tratta di linguaggi formali e formalizzati, innanzitutto, ma anche del linguaggio fatto di parole, del linguaggio che si concretizza nelle lingue storico-naturali. Che prima sia stato il latino e oggi l™inglese, e che altre lingue vogliano farsi spazio come vie del dialogo fra gli specialisti si tratta di un fatto secondario: ciò che importa è che il contenuto della conoscenza non può non assumere le forme date dai linguaggi e dalle lingue scelte in un dato momento da una data comunità di pratiche. Se ci sono altre forme di conoscenza, al di là delle forme simboliche, ad esempio la conoscenza dei mistici, si tratta di conoscenza non scienti˜ca, non condivisibile fra gli umani. Il superamento dell™opposizione fra il discorso scienti˜co, pre -suntamente esatto, e quello comune, intrinsecamente vago, sta nella natura dei processi simbolici: l™universo delle forme simboliche è strutturato secondo tratti che caratterizzano i vari linguaggi, asse –

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8con i colleghi stranieri, per scrivere un saggio che sia recepibile a livello internazionale), ma anche necessariamente guardando al ruolo che le scelte linguistiche hanno per lo sviluppo del sapere collettivo nazionale, per la crescita della competenza scienti˜ca, cul -turale dell™intero corpo sociale. Scegliere l™inglese o l™italiano è già di per sé una scelta ‚marcata™; implica una presa di posizione e ha conseguenze sui destinatari del messaggio. Si tratta, in fondo, però, di una scelta facile: se oggi la lingua inglese è quella dominante nella comunità scienti˜ca a livello internazionale, nonostante l™ere -dità galileiana e la nobiltà storica della lingua italiana, dif˜cilmente si potrà evitare di usare l™inglese per pubblicare un saggio in una rivista scienti˜ca internazionale. Non basterà riferirsi al ruolo della traduzione, alla posizione che la traducibilità interlinguistica e fra i linguaggi ha nell™universo dei processi simbolici; né ci si potrà sollevare la coscienza guardando alla potenza (per ora comunque limitata) dei traduttori automatici, non umani: la scelta dell™inglese, nel momento storico odierno, appare inevitabile, se ci si vuole ri -volgere a un destinatario internazionale, sia scrivendo un saggio, sia parlando in un congresso.Il problema diventa più delicato nel momento in cui la scelta dell™inglese implica una selezione fra modelli linguistici Œ stilistici, retorici, testuali Œ che sono diversi da lingua a lingua, e che di fatto costringono lo scienziato a dover ‚cambiare canale™ non solo a livel -lo di super˜cie linguistica, ma di modo di organizzare il pensiero linguistico che informa il testo scienti˜co. Su questo piano di cose i ri˚essi della scrittura scienti˜ca in inglese sulla competenza in ita -liano e sulle vicende dell™italianizzazione nazionale sono importanti. L™adozione di un modello di organizzazione testuale e di organizza -zione delle forme del contenuto (il piano della semantica, dei con -tenuti del pensiero linguistico) diverso dall™italiano in˚uenza anche il modo di usare l™italiano dello scienziato, e in tal modo si crea un fattore che condiziona i processi generali di italianizzazione, cioè di diffusione generalizzata della lingua italiana in Italia. L™italianizzazione linguistica è un fatto recente, anzi recentissi -mo: solo oggi il 95% degli italiani se vuole può parlare in italiano, accanto ai dialetti (ancora il 45% degli italiani li usa, spesso in con -vivenza con l™italiano), alle lingue delle minoranze ‚storiche™ e alle nuove lingue immigrate (gli idiomi dei più di 5 milioni di immigrati stranieri entrati in Italia dalla ˜ne degli anni Settanta). Questa convi -venza di lingue nella competenza degli italiani, questo spazio pluri -linguistico cambia anche strutturalmente la forma della lingua italia -na: se ancora 25 milioni di italiani usano i dialetti è perché l™italiano non ha ancora conquistato nell™uso quotidiano i tratti di ‚calore™, di

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9espressività che questi hanno. La lingua italiana oggi permette pra -ticamente a tutti di intendersi in Italia, ma per troppi tratti è ancora sentita come fredda, burocratica, distante, se non addirittura ostile in quanto lingua del potere.È chiaro che il modello retorico di scrittura italiana non tiene più a fronte dei cambiamenti che hanno investito la società italiana e le sue lingue, la sua identità linguistica. L™Italia è il primo paese europeo per indice di diversità linguistica (indice di Greenberg) e uno di quelli caratterizzati da alto dinamismo, cioè da forti spinte al cambiamento linguistico. Su questo assetto variabile e dinamico fanno sentire i propri effetti anche gli usi linguistici all™interno delle comunità di pratiche scienti˜che, cioè fra gli scienziati quando par -lano e scrivono di scienza. La strati˜cazione delle competenze linguistiche della popola -zione si manifesta parimenti articolata, creando un territorio dove la capacità di parlare in italiano, di usare parole italiane, seppur coinvolge la gran parte della popolazione, non garantisce pari livelli di competenza: le sacche di marginalità socioculturale e linguistica rimangono oggi ancora forti, riguardano non solo le classi di età più avanzate (quelle più legate ai dialetti), si estendono alle nuove com -ponenti della società, in particolare agli immigrati stranieri e ai loro ˜gli. Su quest™ultimo punto occorre rilevare ancora una volta come la mancanza di un progetto di generale sviluppo linguistico e comu -nicativo della società provochi conseguenze sulle sue possibilità di progresso. I giovani immigrati rischiano di perdere le competenze nelle lingue di origine, lingue che non vengono prese in carico come uno strumento potenzialmente rilevante per l™internazionalizzazio -ne del sistema economico-produttivo: avere nella nostra società una componente intrinsecamente plurilingue consentirebbe al sistema delle imprese di espandersi meglio nei mercati internazionali, vista la storica arretratezza nazionale nel possesso delle lingue straniere. Da tutto ciò deriva un quadro complesso, a volte contradditto -rio, con notevoli sacche di disuguaglianza individuale e sociale nelle competenze linguistico-comunicative, e dunque nelle possibilità di sviluppo individuale e collettivo. L™ISTAT ci presenta anche quanti -tativamente un quadro non omogeneo: si veda il rapporto del 22 lu -glio 2020 sul rapporto fra livelli di istruzione e ritorni occupazionali (https://www.istat.it/it/˜les//2020/07/Livelli-di-istruzione-e-ritorni- occupazionali.pdf) . Si tratta di un quadro che presenta vaste aree che necessiterebbero di interventi strategici di sviluppo culturale e linguistico, ancor più disomogeneo quando si va a esaminare lo sta -to effettivo delle competenze linguistiche, soprattutto delle giovani generazioni, ovvero di quelle che sono inserite nei processi forma –

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10tivi di base e superiore, e che sperabilmente dovrebbero accedere all™istruzione universitaria e inserirsi attivamente nei vari ambiti del -la produzione scienti˜ca.L™Italia ha partecipato diverse volte alle indagini comparative internazionali sullo stato delle competenze linguistiche dei giovani in età scolare (pur se è istruttivo il ri˜uto di partecipare a una di qualche anno fa). Dalle indagini internazionali alle quali l™Italia ha partecipato Œ dalle IEA degli anni Ottanta e Novanta alle più recenti PISA Œ emergono delle tendenze generali: innanzitutto, la condi -zione migliore delle fasce giovanissime di studenti, ovvero quelli della scuola elementare, rispetto alle fasce successive; la disparità geogra˜ca; le carenze nette nelle competenze di tipo scienti˜co e matematico. Si tratta di linee di tendenza strutturali: le competenze che vanno comparativamente a peggiorare con il procedere delle fasce scolastiche segnalano ancora la dif˜coltà di programmare un percorso formativo coerente che attraversi tutte le fasce scolastiche e che si ri˚etta, dunque, sulla coerente articolazione e ‚sgranatu -ra™ degli obiettivi di sviluppo delle competenze nella progressione dei vari livelli; la disparità geogra˜ca rimanda alla non omogenea condizione del sistema scolastico in troppe aree del Paese; in˜ne, i limiti nell™alfabetizzazione scienti˜ca hanno, da un lato, radici stori -che lontane (lo storico orientamento retorico delle classi dirigenti) e, dall™altro, si riverberano sulla possibilità del Paese di promuovere in modo generale e omogeneo livelli di elaborazione scienti˜ca e di applicazioni tecnologiche anche a livello del sistema produttivo. Di nuovo, le competenze delle giovani generazioni impegnate nei processi formativi sono lo specchio di un™Italia disomogenea, con punte di eccellenza e sacche di arretratezza. È in questo tipo di quadro che vengono ad avere spiegazione i bassi livelli di consumi culturali, di acquisto dei libri, di lettura, nonché le limitate abilità di scrittura. Si può, anche giustamente, guardare a come i mezzi social abbiano oggi consentito a masse di popolazioni di impegnarsi in attività di scrittura, ma non si può non prendere atto di come i prodotti di tale scrittura troppo frequente -mente siano testimoni di scarse abilità linguistiche e di fragili basi culturali. Seppure oggi si scriva (e si legga) più di prima grazie ai social, alla comunicazione mediata digitalmente, di nuovo la nostra società manifesta anche in queste attività limiti fortissimi e distanze fra gli individui e fra i gruppi sociali. La scrittura (e la lettura) nei so -cial per molti aspetti sembra distante dai quadri di riferimento che ha negli ambiti della produzione scienti˜ca: se ciò è vero, ai limiti nelle conoscenze scienti˜che, messi in luce dalle indagini interna -zionali, si allineano anche quelli sulle capacità di avvicinarsi a tali

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11ambiti, di esservi protagonisti leggendo e scrivendo testi scienti˜ci. Le carenze, le contraddizioni della situazione nazionale inve -stono le giovani generazioni, rallentano i loro percorsi formativi, ne condizionano le capacità quando si inseriscono nei percorsi for -mativi avanzati di livello universitario e postuniversitario, con con -seguenze facilmente immaginabili in termini di impegno di risorse individuali e collettive per conquistare i livelli necessari al confronto con i paradigmi dei Paesi più avanzati. I livelli raggiunti, nella ricer -ca scienti˜ca, dalle nostre giovani generazioni sono testimonianze il più delle volte di eroici sforzi, di capacità potenziali che per poter emergere hanno richiesto impegni notevolissimi, incomparabilmen -te maggiori di quelli dei giovani degli altri Paesi. La cosa riguarda i giovani e le loro famiglie, i contesti, cioè, da dove i giovani pro -vengono. Leggere i testi per prepararsi agli esami universitari, scrivere una tesina, scrivere una tesi, predisporre un progetto per parteci -pare a una selezione dottorale, scrivere la tesi di dottorato, scrivere un articolo, esporre oralmente la materia non solo in italiano: il più delle volte le abilità linguistico-comunicative dei giovani appaiono fortemente condizionate dai contesti precedenti a quelli universitari e postuniversitari, con il risultato che i giovani devono percorrere un doppio cammino di sviluppo delle proprie competenze: da un lato, quelle specialistiche e, dall™altro, quelle linguistiche. La stessa offerta formativa universitaria ha tematizzato la questione, rispon -dendovi anche con proposte formative delle competenze linguisti -che, dai laboratori di scrittura ai seminari per la stesura delle tesi alle indicazioni che corsi di studio e singoli docenti propongono agli studenti su tali questioni. In˜ne, anche l™editoria ha predisposto materiali per la formazione delle abilità di scrittura degli studenti universitari, soprattutto in relazione alla stesura della tesi di laurea: il volume di Umberto Eco Come si fa una tesi di laurea (Milano, Bompiani, 1977) rimane al proposito un punto di riferimento, segui -to periodicamente dall™apparire di analoghi e aggiornati strumenti. Pensare, dunque, che si possa ampliare la platea della popo -lazione in grado di avvicinarsi agli ambiti scienti˜ci e di entrarvi attivamente partecipando al loro sviluppo senza considerare le que -stioni linguistiche che vi sono connesse appare parziale. Così, un portale come Toscana Open Research, votato alla diffusione della cultura scienti˜ca nella società, all™ampliamento del confronto fra gli scienziati, al coinvolgimento dei giovani studenti e ricercatori, non poteva non tematizzare la questione. La risposta che viene qui proposta si centra sul ruolo che il linguaggio e le abilità linguistico-comunicative hanno come precon –

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