by M Geuna · Cited by 61 — Pocock presentava la sua storia della tradizione repubblicana come una ricostruzione del pensiero politico e della filosofia politica moderna radical- mente

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FILOSOFIA POLITICA / a. XII, n. 1, aprile 19981. Repubblicanesimo: un concetto di recente formazione.Se si scorrono i volumi della International Encyclopedia of the SocialSciences, pensata sul finire degli anni Cinquanta e pubblicata nel corso de-gli anni Sessanta a New York, ci si accorge che la voce ÇrepublicanismÈ non vi compare. Se si ripete lÕesperimento con il Dictionary of the Historyof Ideas, dato alle stampe agli inizi degli anni Settanta, il risultato non sar‹diverso: ci si imbatter‹ in una voce ÇMachiavellismÈ redatta da Felix Gil- bert, ma in nessuna voce dedicata allo Çcivic humanismÈ o al Çrepubli- canismÈ. Se si abbandona lÕarea culturale anglosassone e si passa in ambitotedesco e si scorrono i ponderosi volumi dei Geschichtliche Grundbegriffe,curati da Otto Brunner, Werner Conze e Reinhart Koselleck, ci si puŸ sof- fermare sulla voce ÇRepublikÈ, ma non si trova una trattazione autonoma riservata al ÇRepublikanismusÈ. Se ci si sposta infine a casa nostra e si apre il Dizionario di politica, a cura di Norberto Bobbio e Nicola Matteucci,pubblicato per la prima volta nel 1976, si deve prender atto che non com- pare nessuna voce ÇrepubblicanesimoÈ, accanto alle voci ÇrepubblicaÈ e Çrepubblica romanaÈ. La fortuna del concetto di ÇrepubblicanesimoÈ ‘dunque recente. Fino alla met‹ degli anni Settanta non si riteneva che svolgesse un ruolo particolarmente significativo nel lessico politico.Il concetto viene elaborato e si afferma in un ambito specifico: la ricer-ca storiografica sulle origini intellettuali della Rivoluzione Americana, la ri- flessione sulle diverse tradizioni di pensiero che hanno contribuito alla Di- chiarazione dÕIndipendenza, alla stesura della Costituzione, allÕapprovazio- ne del Bill of Rights. Nel 1972 Robert Shallope poteva pubblicare un sag- gio in cui dava dettagliatamente conto di The Emergence of an Understan-ding of Republicanism in American Historiography. Soffermandosi sugli stu-di pioneristici di Caroline Robbins e soprattutto sugli ampi lavori di Ber- nard Bailyn e di Gordon Wood, Shallope metteva in evidenza come era stata posta radicalmente in crisi la visione convenzionale della storia intel- lettuale del diciottesimo secolo americano, riassumibile nella formula ÇLoc- ke et praeterea nihilÈ1. Ma ‘ stata lÕopera di John Pocock, The Machiavel-LA TRADIZIONE REPUBBLICANA E I SUOI INTERPRE-TI: FAMIGLIE TEORICHE E DISCONTINUITË CONCET-TUALIMarco Geuna1Cfr. R.E. Shallope, Toward a Republican Synthesis: The Emergence of an Understandingof Republicanism in American Historiography, in ÇWilliam and Mary QuarterlyÈ, XXIX, 1972,pp. 49-80. Dello stesso autore si veda anche Republicanism and Early American Historio-graphy, in ÇWilliam and Mary QuarterlyÈ, XXXIX, 1982, pp. 334-356.

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102 Marco Geunalian Moment, apparsa nel 1975, a rappresentare il vero punto di svolta e adinaugurare un nuovo paradigma storiografico. Alla narrazione storica di Louis Hartz, per lungo tempo considerata canonica, che presentava il pas- sato americano come tutto permeato da unÕideologia di matrice lockiana, Pocock contrapponeva una ricostruzione che vedeva nei dibattiti americani lÕultima manifestazione di una tradizione di pensiero bimillenaria, la tradi- zione repubblicana appunto. Gi‹ il sottotitolo dellÕopera, Florentine Politi-cal Thought and the Atlantic Republican Tradition2, esponeva in manierasintetica la sua principale ipotesi interpretativa: a suo giudizio, infatti, era possibile rintracciare un filo rosso, una continuit‹ teorica, tra le elaborazio- ni dellÕumanesimo fiorentino e in particolare di Machiavelli, le teorizzazioni degli anni dellÕInterregno, e piš in specifico di Harrington, e le riflessioni dei rivoluzionari americani. Quel che ‘ piš importante, per il discorso che si vuole svolgere in questa sede, ‘ che Pocock presentava le idee cardine della tradizione repubblicana come riformulazioni di idee-chiave aristoteli- che: il cittadino di Machiavelli e dei repubblicani inglesi non ‘ altro che la reincarnazione dello zŠon politikŠn di aristotelica memoria. E ciŸ significanon soltanto che la vita politica ‘ concepita come la piena realizzazione dellÕindividuo ma anche che esiste una nozione condivisa del bene comune. Il repubblicanesimo, dunque, come una forma di aristotelismo politico.Pocock presentava la sua storia della tradizione repubblicana come unaricostruzione del pensiero politico e della filosofia politica moderna radical- mente alternativa a quella fino ad allora dominante, che aveva privilegiato categorie giuridiche e problemi come quello dellÕobbligo politico. Nel pro- porre la sua tunnel history, Pocock si contrapponeva esplicitamente alle ri-costruzioni del pensiero politico moderno, di matrice straussiana o marxi- sta, che lo presentavano come lÕaffermazione incontrastata del liberalismo, a partire dallÕet‹ di Hobbes e di Locke. A suo giudizio, invece, il pensiero moderno era in larga parte permeato dal linguaggio repubblicano e dalle sue concettualizzazioni: vita activa e vivere civile, virtš e corruzione erano itermini chiave di questo lessico. E lÕideologia liberale, costruita sulle cate- gorie giuridiche della tradizione della Çnatural lawÈ, aveva impiegato molto tempo e molta fatica, se mai cÕera riuscita del tutto, a soppiantare il lin- guaggio repubblicano.La caratterizzazione della tradizione repubblicana proposta da Pocockassunse nel giro di pochi anni valore paradigmatico. Un nuovo concetto era stato creato e una nuova tradizione era stata portata alla luce. Il repubbli- canesimo poteva ora figurare con pari dignit‹ accanto al liberalismo e al costituzionalismo. Le tesi di Pocock cominciarono ad essere ripetute e ri- proposte nei piš diversi ambiti disciplinari: si rifecero ad esse e le riformu- larono non soltanto storici dei linguaggi politici e politologi, ma anche filo- sofi politici e filosofi del diritto.2Cfr. J.G.A. Pocock, The Machiavellian Moment. Florentine Political Thought andthe Atlantic Republican Tradition, Princeton, Princeton U.P., 1975, trad. it., Il momento ma-chiavelliano. Il pensiero politico fiorentino e la tradizione repubblicana anglosassone, Bologna, IlMulino, 1980, 2 voll.

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La tradizione repubblicana e i suoi interpreti 103Il primo ambito disciplinare allÕinterno del quale ebbero uno straordi-nario successo fu, perŸ, la storiografia sulla Rivoluzione americana e le sue origini intellettuali. Da rivoluzione liberale, la vicenda americana divenne in breve tempo rivoluzione repubblicana. Le tesi pocockiane, comÕ‘ ovvio, fu- rono anche discusse a fondo e ferocemente avversate. Da prospettive teori- che diverse, Joyce Appleby, Isaac Kramnick e John Diggins, ad esempio, difesero il carattere liberale della rivoluzione e argomentarono che negli ul- timi decenni del Settecento erano ampiamente diffuse teorizzazioni che so- stenevano la desiderabilit‹ e la razionalit‹ di quella che oggi chiamiamo lÕeconomia di mercato3. Ma, come ‘ stato osservato, i paradigmi a volte siaffermano proprio grazie alle discussioni e alle critiche che suscitano.é importante ricordare, a questo punto, che se la tunnel history di Po-cock aveva il suo punto di partenza in Aristotele e il suo punto di arrivo nelle teorizzazioni della rivoluzione americana, non era chiaro quale destino avesse avuto il repubblicanesimo negli anni succesivi alle due rivoluzioni, americana e francese. La ricostruzione del Çmomento machiavellianoÈ si ar- restava sostanzialmente alle soglie dellÕOttocento. Pocock si era limitato a mettere in luce, di passata, che la critica alla modernit‹ sviluppata da alcu- ni repubblicani settecenteschi, la critica alla divisione sociale e manifatturie- ra del lavoro, allÕesercito permanente, alla professionalizzazione della politi- ca, critica elaborata a partire dai valori di fondo della tradizione, primo fra tutti lÕautodeterminazione individuale e collettiva, era ritornata in altra for- ma negli scritti di Marx, nella sua denuncia dellÕalienazione dellÕindividuo nella moderna societ‹ capitalistica. UnÕassunzione presente in modo non problematico in molte ricostruzioni storiografiche che avevano fatto pro- prio il nuovo paradigma era che il repubblicanesimo aveva ceduto il terre- no al liberalismo e alla sua affermazione nei primi decenni dellÕOttocento.Nel corso degli anni Ottanta questa assunzione venne posta in discus-sione da alcune indagini storiografiche che misero in luce come le temati- che repubblicane si fossero diffuse nel nuovo secolo. Del concetto di re- pubblicanesimo si impossessarono dapprima gli storici sociali americani: in- dagando le continue denunce della corruzione, il costante richiamo al- lÕethos repubblicano e le richieste di riconoscimento di eguali diritti presen-ti nei ceti artigiani e nei nuclei di lavoratori dipendenti nelle grandi citt‹, elaborarono la nozione di Çlabor repubblicanismÈ. Contemporaneamente fece il suo ingresso sulla scena anche il concetto di Çagrarian or pastoral re- publicanismÈ, nozione attraverso la quale altri storici vollero sintetizzare i motivi di malcontento diffusi in molti Stati del Sud, il malcontento verso il commercio in espansione e la corruzione crescente presente negli Stati del Nord. Le vicende della rivoluzione non avevano investito solo gli uomini3Cfr. J. Appleby, Capitalism and a New Social Order: The Republican Vision of the 1790s,New York, 1984; dellÕautrice si vedano anche i saggi raccolti ora in Liberalism and Republica-nism in the Historical Imagination, Cambridge, Harvard U.P., 1992; I. Kramnick, RepublicanRevisionism Revisited, in ÇAmerican Historical ReviewÈ, LXXXVII, 1982, pp. 629-664; J.P.Diggins, The Lost Soul of American Politics: Virtue, Self-interest and the Foundations of Libera-lism, New York, 1984.

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104 Marco Geunama avevano dato origine ad una nuova concezione del ruolo della donnacome educatrice alla virtš necessaria alla sopravvivenza del governo repub- blicano. Con la nozione di Çrepublican motherhoodÈ si cercŸ di concettua- lizzare, nellÕambito della ÇwomenÕs historyÈ, delle elaborazioni non prive di ambiguit‹, che offrivano alle donne un ruolo pubblico e contemporanea- mente le escludevano dalla politica4.Ma quel che ‘ piš importante, per il discorso sviluppato in questasede, ‘ che il paradigma pocockiano si affermŸ, sul finire degli anni Settan- ta, nellÕambito degli studi di pensiero politico. Basta ricordare qui due tito- li: il saggio di Donald Winch, Adam SmithÕs Politics5, e lÕampia ricerca diQuentin Skinner, The Foundations of Modern Political Thought6. Il primosaggio recava come sottotitolo: ÇAn Essay in Historiographic RevisionÈ. Si trattava di una revisione della tradizionale immagine ÇliberaleÈ e ÇliberistaÈ di Adam Smith, della messa in discussione della Çprospettiva liberal-capita- listicaÈ di lettura della sua opera. Richiamandosi al nuovo approccio conte- stualistico al discorso politico, e tenendo conto degli esiti delle ricerche po- cockiane, Winch ricollocava lÕopera smithiana nei dibattiti settecenteschi. Individuando gli ambiti in cui il confronto con le teorizzazioni repubblica- ne era piš esplicito, era in grado di delineare gli elementi peculiari di quel- la ÇpoliticaÈ smithiana, per troppo tempo rimasta in ombra. Skinner rico- struiva, invece, una vicenda di ben piš ampio respiro, mettendo alla prova la metodologia che era venuto elaborando nel decennio precedente. Segui- va il formarsi e il sovrapporsi, a partire dal Duecento, dei diversi linguaggi politici che hanno innervato e caratterizzato il pensiero politico moderno nei secoli della sua maturit‹. Due su tutti: il linguaggio del Çvivere civileÈ e della libert‹ repubblicana ed il linguaggio di matrice giurisprudenziale, va- riamente combinatosi con il linguaggio del diritto naturale.Pocock ebbe a dichiarare di essere Çinteressato alle migrazioni e alle tra-duzioni, al moto delle culture attraverso lo spazio e al moto dei testi attraver- so il tempoÈ7. Anche per il concetto di repubblicanesimo possiamo parlare dimigrazioni. Da un contesto disciplinare ad un altro, questa volta. Sul finire degli anni Settanta, repubblicanesimo, vita activa e virtš tenevano il camponon soltanto negli studi di pensiero politico, ma anche nei dibattiti dei filoso- fi politici. Furono i critici della teoria della giustizia di Rawls, i pensatori ben presto definiti ÔcomunitariÕ, ed in particolare Michael Sandel e Charles4Sul concetto di repubblicanesimo in generale, cfr. D.T. Rodgers, Republicanism: the Ca-reer of a Concept, in ÇThe Journal of American HistoryÈ, LXXIX, 1992, pp. 11-38. Questo su-perbo saggio prende in considerazione anche le elaborazioni menzionate degli storici sociali americani e della ÇwomenÕs historyÈ. Per gli studi piš recenti, si puŸ consultare anche S.R.Frey, Republicanism: Sources, Meanings, and Usages in American History, in ÇThe HistoricalJournalÈ, XXXV, 1992, pp. 471-485.5Cfr. D. Winch, Adam SmithÕs Politics. An Essay in Historiographic Revision, Cambridge,Cambridge U.P., 1978, trad. it. La politica di Adam Smith, Ancona, Otium, 1991.6Cfr. Q. Skinner, The Foundations of Modern Political Thought, Cambridge, CambridgeU.P., 1978, trad. it. Le origini del pensiero politico moderno, Bologna, Il Mulino, 1989, 2 voll.7J.G.A Pocock, Tra Gog e Magog: i pericoli della storiografia repubblicana, in ÇRivista sto-rica italianaÈ, XCVIII, 1986, pp. 147-194, p. 168.

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La tradizione repubblicana e i suoi interpreti 105Taylor a riprendere le tesi di Pocock nella discussione filosofica. E questonon deve stupire affatto. Le due tesi portanti del Machiavellian Moment,lÕidea della continuit‹ tra aristotelismo e repubblicanesimo e la presentazione della tradizione repubblicana come tradizione precedente e soprattutto alter- nativa alla tradizione liberale, si attagliavano perfettamente ai loro scopi. Il repubblicanesimo ‹ la Pocock offriva loro una concezione dellÕindividuo edella societ‹ politica largamente condivisibili e spendibili nella polemica con- tro le tesi rawlsiane e piš in generale contro le teorie liberali. A differenza dellÕunencumbered self o dellÕatomistic self dei liberali, lÕindividuo repubblica-no ‘ costitutivamente legato alla sua comunit‹ politica: il suo S” ‘ un S” si- tuato, la sua identit‹ si forma e si mantiene nelle relazioni con gli altri mem- bri della comunit‹. Se le teorie liberali postulano una priorit‹ del giusto sul bene ed una priorit‹ dei diritti sui doveri, i repubblicani muovono da una concezione condivisa del bene comune, concezione che motiva gli individui ad ottemperare ai loro doveri di cittadini, in pace e in guerra. Non ci si deve dunque stupire di incontrare pagine in cui Charles Taylor ricorda che Çla de- finizione stessa di regime repubblicano classicamente inteso richiede unÕonto- logia differente dallÕatomismoÈ e chiarisce che Çla solidariet‹ repubblicana sorregge la libert‹ perch” fornisce la motivazione per la disciplina autoimpo- staÈ8; o di imbattersi in articoli in cui Michael Sandel sostiene che proceder‹ad identificare Çthe liberal and civic republican theories at issue in contem- porary political philosophyÈ9, dando per scontata la sinonimia tra teorie co-munitarie e teorie repubblicane.Il repubblicanesimo ‹ la Pocock ha fatto molta strada nella comunit‹scientifica; si possono segnalare altri due ambiti disciplinari in cui le sue tesi sono state riprese e variamente riformulate. Il primo ‘ un ambito piš scontato: sono gli studi di tipo politologico sulla democrazia; il secondo un ambito apparentemente meno ovvio: gli studi di diritto costituzionale. Se si apre La democrazia e i suoi critici, uno studio di Robert Dahl apparso nel1989, ci si imbatte in un paragrafo su ÇLa tradizione repubblicanaÈ di stretta osservanza pocockiana. Viene ribadito, innanzitutto, che le origini della tradizione stessa vanno individuate ÇnellÕopera del critico piš insigne della democrazia greca: AristoteleÈ10; si ripercorre poi la storia delle rifor-mulazioni di questa eredit‹ da Firenze alla Gran Bretagna alle Colonie americane senza grandi interrogativi su possibili origini diverse o percorsi alternativi. Nello stesso 1989 apparve su una delle piš autorevoli riviste de- gli Stati Uniti, la ÇHarvard Law ReviewÈ, un articolo dal titolo What is Re-publicanism and Is It Worth Reviving? LÕautore, Richard Fallon, faceva il8Cfr. C. Taylor, Cross-Purposes: The Liberal-Communitarian Debate, in N.L. Rosenblum(ed. by), Liberalism and the Moral Life, Cambridge, Harvard U.P., 1989, pp. 159-182, trad. it.Il dibattito tra sordi liberali e comunitaristi, in A. Ferrara (a c. di), Comunitarismo e liberali-smo, Roma, Editori Riuniti, 1992, pp. 137-167, in particolare pp. 151-153.9M. Sandel, The Political Theory of the Procedural Republic, in ÇRevue de Metaphysiqueet de MoraleÈ, XCIII, 1988, pp. 57-68, p. 57.10R. Dahl, Democracy and its Critics, New Haven, Yale U.P., 1989, trad. it. La democraziae i suoi critici, Roma, Editori Riuniti, 1990, p. 40.

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106 Marco Geunapunto sulle trasformazioni che avevano segnato il campo del diritto costitu-zionale americano. Registrando il ÇRepublican RevivalÈ che attraversava il suo ambito disciplinare, osservava con sarcasmo: Çthe day seems to be co- ming when no serious student of constitutional law will lack her well-thum- bed copy of PocockÈ11. Mutata lÕinterpretazione dominante della culturapolitica e costituzionale dei Founding Fathers, era cambiata di conseguenza la valutazione del senso complessivo della costituzione stessa. Anche per i giuristi, il revival della tradizione repubblicana aveva significati differenti:per alcuni, essenzialmente un significato storico, lÕindividuazione e il recu- pero di una specifica tradizione nellÕampio alveo del pensiero costituziona- le, per altri, un significato squisitamente normativo, una costellazione teori- ca a cui attingere per fondare piš adeguatamente la democrazia contempo- ranea. Due nomi meritano di essere citati a questÕultimo riguardo: quello di Cass Sunstein e quello di Frank Michelman. Cass Sunstein, sottolineando la necessit‹ di andare Beyond the Republican Revival12, identifica un nucleo diidee fondamentali che definiscono il repubblicanesimo e che ritiene irri- nunciabili anche per lÕoggi. Si tratta dei quattro principi seguenti: il repub- blicanesimo pensa la politica come un processo deliberativo, a cui gli indi- vidui partecipano mossi da virtš civica; assume come punto di partenza e orizzonte lÕeguaglianza politica; presuppone una qualche forma di universa- lismo, ritenendo possibile identificare, attraverso il dialogo, una nozione condivisa di bene comune; attribuisce il massimo valore alla cittadinanza attiva. Frank Michelman, invece, identifica il nucleo fondamentale del re- pubblicanesimo nella sua idea di libert‹, intesa come capacit‹ di autogover- no. Da questo ideale repubblicano di libert‹, Michelman muove per pro- porre una democrazia deliberativa ed un nuovo costituzionalismo democra- tico, innervati di una significativa dimensione dialogica. Ma il discorso che la LawÕs Republic13 di Michelman richiede ‘ troppo articolato e non puŸessere svolto in questa sede. Ho fatto riferimento alla sua elaborazione per- ch” essa mi consente di accennare ad unÕaltra tappa delle migrazioni delle tesi pocockiane. Se apriamo Faktizit−t und Geltung, nel sesto capitolo tro-11R.H. Fallon, What is Republicanism, and Is It Worth Reviving?, in ÇHarvard Law Re-viewÈ, CII, 1989, pp. 1695-1735, p. 1695. Gli studiosi di diritto costituzionale e di filosofiadel diritto avevano cominciato ad interrogarsi con accanimento sul significato del recuperodella tradizione repubblicana per i loro studi: tra il 1987 e il 1989 tre importanti riviste giuri- diche avevano dedicato numeri monografici alla questione: cfr. ÇWilliam and Mary Law Re-viewÈ, XXIX, Fall 1987; ÇYale Law JournalÈ, XCVII, July 1988; ÇFlorida Law ReviewÈ, XLI,Summer 1989.12Cfr. C.R. Sunstein, Beyond the Republican Revival, in ÇThe Yale Law JournalÈ, XCVII,1988, pp. 1539-1589; dello stesso autore si veda anche The Enduring Legacy of Republicanism,in S.L. Elkin Ð K.E. Soltan (eds.), A New Constitutionalism. Designing Political Institution fora Good Society, Chicago, The University Chicago Press, 1993, pp. 174-206.13Cfr. F. Michelman, LawÕs Republic, in ÇThe Yale Law JournalÈ, XCVII, 1988, pp.1493-1537; dello stesso autore si veda anche Always under Law?, in ÇConstitutional Commen-taryÈ, XII, 1995, pp. 227-247. Sulle prospettive aperte da Michelman cfr. A. Ferrara, Liberali-smo, democrazia, costituzionalismo. Una riflessione su giustizia e giudizio, in ÇTeoria politicaÈ,XII, 1996, n. 3, pp. 23-45 e M. Rosati, Revival o bluff repubblicano?, in ÇFilosofia e QuestioniPubblicheÈ, III, 1997, n. 1, pp. 135-163.

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108 Marco Geunare di gran lunga lÕimportanza di quella continuit‹ tra lÕaristotelismo ed il re-pubblicanesimo che era stata enfatizzata da Pocock. Sul piano strettamente interpretativo, Skinner, battendosi contro le tesi di MacIntyre secondo cui, oggi, la scelta filosofica da compiere ‘ tra lÕindividualismo liberale ed una versione o lÕaltra della tradizione aristotelica, cerca di dare un profilo auto- nomo al repubblicanesimo, sottraendolo allÕabbraccio di aristotelici vecchi e nuovi. A suo giudizio, il repubblicanesimo non ‘ una forma di politica ari- stotelica. Per dimostrare questo, mette in luce come nel pensiero di Machia- velli, e dei repubblicani che a lui si rifanno, non ricorrano alcuni assunti ti- picamente aristotelici: lÕuomo, innanzitutto, non ‘ presentato come un ani-mal politicum et sociale, per usare lÕespressione tomistica, ma come un esse-re esposto alla ÇcorruzioneÈ, un essere che tende a trascurare i suoi doveri verso la collettivit‹; nella res publica, inoltre, gli individui perseguono fini di-versi gli uni dagli altri, non si puŸ presupporrelÕesistenza di fini necessaria- mente condivisi da tutti. La libert‹ teorizzata dai repubblicani non ‘ gi‹ la libert‹ positiva17, ma una particolare forma di libert‹ negativa: lÕindividuopartecipa alle vicende della sua res publica non gi‹ perch” quella sia la suadestinazione naturale, ma per impedire che in mano ad altri il governo de- generi in una tirannide odiosa, in grado di mettere in discussione la sua si- curezza e la sua propriet‹ privata. La partecipazione politica non ‘ un fine ultimo, ma un fine mediano: giustamente il repubblicanesimo delineato da Skinner ‘ stato definito una forma di Çinstrumental republicanismÈ18. Skin-ner conferisce cosfi autonomia teorica al repubblicanesimo liberandolo dalle ipoteche metafisiche presenti nella politica aristotelica teleologicamente orientata; lo configura come una teoria politica ancora riproponibile nel no- stro presente, una terza via19 possibile tra lÕindividualismo liberale ed il co-munitarismo di matrice aristotelica.Anche lÕinterpretazione di Skinner fece scuola20. Tra gli storici e i teori-ci si diffuse la consapevolezza che si era in presenza di interpretazioni radi-17Cfr. Q. Skinner, Machiavelli on the Maintenance of Liberty, in ÇPoliticsÈ, XVIII, 1983,n. 2, pp. 3-15; Id., The Idea of Negative Liberty: Philosophical and Historical Perspectives, in R.Rorty Ð J.B. Schneewind Ð Q. Skinner (eds.), Philosophy in History, Cambridge, CambridgeU.P., 1994, pp. 193-221; Id., The Paradoxes of Political Liberty, in ÇThe Tanner Lectures onHuman ValuesÈ, VII, 1986, pp. 225-250; Id., The Republican Idea of Political Liberty, in G.Bock Ð Q. Skinner Ð M. Viroli (eds.), cit., pp. 293-309.18Cfr. A. Patten, The Republican Critique of Liberalism, in ÇBritish Journal of PoliticalScienceÈ, XXVI, 1996, pp. 25-44, p. 26. Ma si veda anche quanto sostengono S. Burtt e J.-F.Spitz. Cfr. S. Burtt, The Politics of Virtue Today: A Critique and a Proposal, in ÇAmerican Po-litical Science ReviewÈ, LXXXVII, 1993, pp. 360-368; la Burtt distingue tra una ÇAristotelianpolitics of virtueÈ ed una Çinstrumental politics of virtueÈ. J.-F. Spitz, La libert” politique. Es-sai de g”n”alogie conceptuelle, Paris, PUF, 1995, p. 172: a proposito delle tesi di Skinner, Spitzparla di Çinstrumentalisation de la vertu et de lÕauto-gouvernementÈ.19Cfr. J.-F. Spitz, Le r”publicanisme, une troisi‘me voie entre lib”ralisme et communautari-sme?, in ÇLe BanquetÈ, 1995, n. 2, pp. 215-238.20Si veda ad esempio quanto scrive M. Viroli, Per Amore della Patria. Patriottismo e Na-zionalismo nella Storia, Roma-Bari, Laterza, 1995, p. 169: ÇlÕinterpretazione del repubblicane-simo come una tradizione intellettuale derivata da Aristotele ‘ un grave errore storico. Il re- pubblicanesimo moderno, e soprattutto le teorie repubblicane della cittadinanza e del patriot-tismo devono molto di piš agli autori repubblicani romani che ad AristoteleÈ.

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La tradizione repubblicana e i suoi interpreti 109calmente differenti del repubblicanesimo. Se per molto tempo il termineÇcivic humanismÈ, adottato da Hans Baron, e il termine Çclassical republi- canismÈ, preferito da Felix Gilbert, erano stati usati in modo relativamente libero, spesso come sinonimi, dagli inizi degli anni Novanta si fece sempre piš ricorso ad essi per designare elaborazioni concettuali diverse. Fu John Rawls, nelle pagine di Political Liberalism, a servirsi del termine ÇclassicalrepublicanismÈ per indicare unÕinterpretazione del repubblicanesimo ‹ laSkinner, mentre con il termine Çcivic humanismÈ fece riferimento ad una Çform of AristotelianismÈ, ad unÕinterpretazione delle tematiche repubbli- cane ‹ la Pocock. Rawls metteva in luce che non esiste incompatibilit‹ so-stanziale tra il repubblicanesimo classico cosfi inteso e la sua proposta di li- beralismo politico, mentre si d‹ unÕincompatibilit‹ radicale, una Çfunda- mental oppositionÈ, tra le sue prospettive e quelle dellÕumanesimo civico in tal modo definito21. La terminologia usata da Rawls per designare i due tipidi repubblicanesimo ‘ diventata ben presto canonica nella discussione filo- sofica e teorico-politica22.Nei dibattiti degli ultimi anni sulla democrazia, la cittadinanza, il pa-triottismo, la tradizione repubblicana con le sue varie interpretazioni ha continuato infatti ad occupare un posto di rilievo. Il tentativo skinneriano di chiarire la peculiarit‹ della tradizione approfondendo il concetto di li- bert‹ utilizzato da Machiavelli e dai suoi eredi ‘ stato ripreso e portato avanti da Philip Pettit. In una serie di saggi poi rielaborati nel suo Republi-canism. A Theory of Freedom and Government, Pettit non ha piš presenta-to la concezione repubblicana della libert‹ come una forma particolare di libert‹ negativa, ma ha sostenuto che essa costituisce una terza famiglia di concezioni della libert‹23. Se la libert‹ negativa si configura come assenza diinterferenza, la libert‹ dei repubblicani si presenta piuttosto come assenza di dominio da parte di altri (Çnon-dominationÈ). Pettit ricorre a sottili ra- gionamenti per chiarire la differenza tra interferenza e dominio: si ‘ sotto- posti a dominio quando si ‘ soggetti alla volont‹ arbitraria di un altro, al- tro che puŸ decidere per lunghi periodi di non interferire di fatto; si puŸ essere sottoposti dunque a forme di dominio senza subire interferenze di- rette. La libert‹ come non interferenza puŸ essere compatibile con lÕumilia- zione istituzionale dellÕindividuo libero; la libert‹ come non-dominio esclu-21J. Rawls, Political Liberalism, New York, Columbia U.P., 1993, pp. 205-206, trad. it.Liberalismo politico, Milano, Edizioni di Comunit‹, 1994, pp. 177-178.22Si veda ad esempio R. Bellamy, Tre modelli di cittadinanza, in D. Zolo (a c. di), La cit-tadinanza. Appartenenza, identit‹, diritti, Roma-Bari, Laterza, 1994, pp. 223-261, in particola-re, pp. 250-251; L. Baccelli, Le ragioni dellÕappartenenza, in ÇTeoria politicaÈ, XII, 1996, n. 3,pp. 83-103, in particolare pp. 96-97.23Cfr. P. Pettit, The Freedom of the City: A Republican Ideal, in A. Hamlin Ð P. Pettit(eds.), The Good Polity, Oxford, Blackwell, 1989, pp. 141-167; Id., The Republican Idea, in J.Braithwaite Ð P. Pettit, Not Just Deserts, Oxford, Clarendon, 1990, pp. 54-85; Id., Liberalismand Republicanism, in ÇAustralian Journal of Political ScienceÈ, XXVIII, 1993, pp. 162-189;Id., Negative Liberty. Liberal and Republican, in ÇEuropean Journal of PhilosophyÈ, I, 1993,pp. 15-38; Id., Republicanism. A Theory of Freedom and Government, Oxford, Clarendon,1997.

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110 Marco Geunade tutte le forme di umiliazione istituzionale e restituisce al singolo quelloche puŸ essere chiamato il suo onore24. Pettit sottolinea piš volte come nel-le teorie repubblicane la libert‹ ‘ opposta costantemente alla schiavitš, in- tesa come dipendenza dalla volont‹ altrui. Ama citare a questo riguardo il seguente passo delle CatoÕs Letters: ÇLiberty is, to live upon oneÕs ownTerms; Slavery is, to live at the mere Mercy of anotherÈ25. Pettit passa poia delineare tutti gli aspetti istituzionali del ÇRepublican GovernmentÈ che si possono far discendere da una concezione della libert‹ che esclude tutte le forme di dominazione e umiliazione. Procede dunque a proporre una te- oria repubblicana per lÕoggi, sulla quale non ci si puŸ soffermare qui. Piš utile mi sembra sottolineare come le analisi di Pettit siano state riprese da studiosi intenti a circoscrivere e chiarire il profilo della tradizione repubbli- cana. Tanto lÕidea dellÕesistenza di una terza concezione della libert‹, la li- bert‹ come assenza di dominio, quanto la ricostruzione del processo che, da Hobbes, a Bentham, a William Paley, porta a mettere in secondo piano questa concezione e a lasciare come unica credibile forma di libert‹ la li- bert‹ come non-interferenza sono riprese da Jean-Fabien Spitz nel suo Lalibert” politique26 e dallo stesso Quentin Skinner nel recente Liberty beforeLiberalism27.Se in precedenza Skinner riteneva che il disaccordo tra i repubblicanied i loro critici liberali non vertesse sul significato della libert‹, ma sulle condizioni e i mezzi necessari per preservarla, argomenta ora, facendo sue le tesi di Pettit, che ‘ proprio il significato della libert‹ stessa a dividere quelle che chiama le Çdue scuole di pensieroÈ28, gli approcci liberali e re-pubblicani. La concezione della libert‹ prevalente prima del liberalismo in- sisteva sul fatto che a minare la libert‹ non era soltanto la coercizione pro- dotta dalla forza, ma la dipendenza stessa. Per i repubblicani, o meglio per coloro che Skinner preferisce ora definire gli autori della Çneo-roman the- ory of free statesÈ29, Çto live in a condition of dependence is in itself a24Cfr. P. Pettit, Freedom with Honor: A Republican Ideal, in ÇSocial ResearchÈ, LXIV,1997, n. 1, pp. 52-76.25P. Pettit, Republicanism. A Theory of Freedom and Government, cit., p. 33; Id., Free-dom with Honor: A Republican Ideal, cit., p. 62.26Cfr. J.-F. Spitz, La libert” politique, cit. Spitz si richiama alle tesi sviluppate da Pettit,nei quattro articoli segnalati alla nota 23, soprattutto nel capitolo su ÇLoi et libert”È, pp. 180- 193.27Cfr. Q. Skinner, Liberty before Liberalism, Cambridge, Cambridge U.P., 1998.28ivi, p. 70, nota 27.29Skinner prende in esame le elaborazioni di una serie di pensatori inglesi, da Milton aSidney, che si solevano definire ÇrepubblicaniÈ. Nota perŸ giustamente che alcuni di essi so-stenevano una forma di governo misto, nella quale era riconosciuto un ruolo al monarca. As- sumendo una definizione stretta di repubblicanesimo, per cui repubblicani possono esseredetti solo i pensatori anti-monarchici, che negano qualsiasi ruolo o funzione al re, Skinnerpreferisce definire Çneo-romanÈ i pensatori di cui sta analizzando la nozione di libert‹. Si veda quanto scrive alle pp. 54 e 55, ed in particolare alla nota 177 a p. 55: Çalthough thereare political writers (for example, John Locke) who espouse the theory of liberty I am discus-sing without being republicans in the strict sense of opposing the institution of monarchy, it remains the case that all avowed republicans in the period I am discussing espouse the theoryof liberty I am describing and use it to undergird their repudiation of monarchyÈ.

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La tradizione repubblicana e i suoi interpreti 111source and a form of constraintÈ30. I repubblicani, dunque, o se si preferi-sce i pensatori neo-romani, hanno elaborato concezioni originali della liber- t‹, della costrizione, dellÕautonomia ed indipendenza individuale, che a suo giudizio meritano di essere riportate in piena luce.2. In questa seconda parte dellÕarticolo, mi soffermerŸ su alcuni pro-blemi che i teorici e soprattutto gli storici del repubblicanesimo si trovano ad affrontare. Non mi propongo di fornire soluzioni, ma di mettere in luce alternative concettuali. Alternative storiografiche, dilemmi interpretativi, in- somma. Tutti ruotano intorno alla questione di che cosa sia peculiare della tradizione repubblicana. PrenderŸ in esame una serie di prospettive, cer- cando di mostrare nel contempo la loro inevitabile unilateralit‹, i problemi a cui danno risposta e le questioni che lasciano aperte.2.1. Repubblicanesimo: problemi di definizione.Sospeso tra teoria politica e ricerca storiografica, il concetto di repub-blicanesimo non sembra piš disporre di una univoca definizione. Se si guarda alla storiografia emerge che nel corso degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta questa ha, per un verso, messo in discussione alcune tesi for- temente continuistiche della Çtunnel historyÈ di Pocock e, per lÕaltro, posto al centro dellÕattenzione singoli momenti della tradizione repubblicana fino ad allora poco esplorati. Nuova luce ‘ stata gettata sulla letteratura retorica dellÕet‹ podestarile e sulle radici pre-umanistiche del repubblicanesimo; sul- le elaborazioni dellÕumanesimo classico inglese, da Sir Philip Sidney a Fran- cis Bacon31; sulle teorizzazioni del repubblicanesimo olandese, elaboratenon solo nei decenni della rivolta antispagnola, ma anche nellÕet‹ dei fratel- li De la Court e di Spinoza32; sulle concettualizzazioni teologiche e politi-che del repubblicanesimo ginevrino33, un retroterra finora mai indagatodellÕopera di Rousseau; su figure dellÕilluminismo francese a lungo conside- rate non di primo piano, come Helv”tius e Mably34. Si ‘ delineato un qua-30ivi, p. 84.31Cfr. B. Worden, The Sound of Virtue: Philip SydneyÕs Arcadia and Elizabethan Politics,New Haven, Yale U.P., 1996; M. Peltonen, Classical Humanism and Republicanism in EnglishPolitical Thought 1570-1640, Cambridge, Cambridge U.P., 1995.32Cfr. M. van Gelderen, The Political Thought of the Dutch Revolt. 1555-1590, Cambri-dge, Cambridge U.P., 1992; H.W. Blom, Morality and Causality in Politics. The Rise of Natu-ralism in Dutch Seventeenth-Century Political Thought, Utrecht, 1995; tra gli studi italiani siveda L. Campos Boralevi, Introduzione, a Petrus Cunaeus, De Republica Hebraeorum, Firenze,CET, 1996, pp. VII-XLVII e V. Conti, Consociatio Civitatum. Le repubbliche nei testi elzevi-riani (1625-1649), Firenze, CET, 1997.33Cfr. L. Kirk, Genevan Republicanism, in D. Wootton (ed.), Republicanism, Liberty andCommercial Society, 1649-1776, Stanford, Stanford U.P., 1994, pp. 270-309; H. Rosenblatt,Rousseau and Geneva. From the First Discourse to Social Contract, 1749-1762, Cambridge,Cambridge U.P., 1997. Tra gli studi italiani, si veda G. Silvestrini, Alle radici del pensiero diRousseau. Istituzioni e dibattito politico a Ginevra nella prima met‹ del Settecento, Milano,FrancoAngeli, 1993.34Cfr. J.K. Wright, A Classical Republican in Eighteenth-Century France. The PoliticalThought of Mably, Stanford, Stanford U.P., 1997.

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